Fu il primo a capire che lo spostamento verso il rosso della luce delle galassie era la prova dell'espansione dell'universo e a proporre la relazione di proporzionalità fra la distanza delle stesse galassie e la loro velocità di recessione, poi confermata da osservazioni sperimentali con la legge di Hubble. Nel 1927 pubblicò l'ipotesi dell'atomo primigenio[1], oggi nota come teoria del Big Bang[2][3].
Lemaître fu sempre un sostenitore dell'espansione illimitata dell'universo e a questo scopo conservò nel suo modello la costante cosmologica, proposta da Einstein, ma abbandonata da lui e da quasi tutti gli altri fisici dopo la scoperta dell'espansione dell'universo. L'idea della costante cosmologica ritornò solo dopo che fu scoperta l'accelerazione dell'espansione dell'universo nel 1998, oltre trent'anni dopo la morte di Lemaître.
Nel 1927, indipendentemente dal lavoro di Fridman, Georges Lemaître ipotizzò che l'universo fosse in espansione, basandosi sulle misure di spostamento verso il rosso di Vesto Slipher e di Edwin Hubble e su una delle soluzioni dell'equazione di Einstein. Fu il primo a formulare la legge della proporzionalità fra distanza e velocità di recessione degli oggetti astronomici. Questa legge, apparsa in un suo articolo pubblicato nel 1927 in lingua francese[1] ma non ricompresa nella versione inglese dell'articolo redatta da Arthur Eddington, sarà riscoperta empiricamente da Hubble qualche anno dopo.
Einstein lesse l'articolo e lo giudicò matematicamente corretto, pur non condividendo l'idea di un universo dinamico in espansione e sostenendo che la costante cosmologica portasse a concludere per una cosmologia sferica apparentemente e stabile.[5]
Nel 1930 infatti Eddington aveva pubblicato nei Monthly Notices of the Royal Astronomical Society un lungo e approfondito commento all'articolo di Lemaître del 1927 in cui definiva come una brillante soluzione ai problemi cosmologici la proposta del belga[6]. Il lavoro originale fu pubblicato in inglese in versione ridotta nel 1931 con la successiva risposta di Lemaître ai commenti di Eddington[7].
Lemaître fu quindi invitato a Londra ad un convegno della British Association for the Advancement of Science sulla relazione tra universo fisico e spiritualità. Fu lì che egli propose che l'universo si fosse espanso da un unico quanto di energia, che chiamò atomo primigenio[8]; ne trasse poi un articolo pubblicato su Nature[9]. Lemaître stesso descrisse la propria teoria del quanto cosmico iniziale come l'uovo cosmico che esplodeva al momento della creazione; una terminologia che alludeva simpaticamente alle intuizioni cosmogoniche di moltissimi popoli primitivi.
Stimò l'età dell'universo tra 10 e 20 miliardi di anni, ben in accordo con le stime attuali. Einstein rifiutò la teoria di Lemaître, perché considerava l'universo immutabile. Qualche anno dopo Einstein disse che fu uno degli errori più grandi della sua vita.
La teoria di Lemaître fu chiamata teoria del Big Bang da Fred Hoyle il 28 marzo 1949, durante una trasmissione radiofonica della BBC. Negli ultimi anni si interessò a fondo di calcolatori elettronici e di informatica. Poco prima della sua morte, avvenuta nel 1966, seppe che era stata individuata la radiazione cosmica di fondo, che provava praticamente la sua teoria. Prima di morire pronunciò una delle sue più celebri frasi: «L'espansione dell'universo è provata soprattutto dalla costante espansione delle capacità umane».
The Primeval Atom - an Essay on Cosmogony, D. Van Nostrand Co, 1950.
La structure et l'évolution de l'univers. Onzième Conseil de Physique Solvay, 1958.
Riconoscimenti e intitolazioni
Nel 2018 l'Unione Astronomica Internazionale ha stabilito, dopo due votazioni tra i suoi membri, di raccomandare che la legge di Hubble sia reintitolata comprendendo anche il nome del fisico belga nella forma "Legge di Hubble-Lemaître". La decisione è stata presa come riconoscimento del fondamentale contributo di Lemaître alla legge che mette in relazione di proporzionalità la velocità di recessione delle galassie e la loro distanza, da lui per primo formulata teoricamente nel 1927[10][11].
Lemaître ricevette numerosi riconoscimenti in patria:
Nel 1950, infine, ricevette una terza onorificenza belga riservata a scienziati eccezionali: il premio decennale per le scienze applicate del periodo 1933-1942.
Nel cinquantenario della sua scomparsa la Specola vaticana col contributo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dell'Istituto Nazionale di fisica Nucleare (INFN) ha organizzato un convegno a lui dedicato e intitolato Buchi neri, onde gravitazionali e singolarità dello spazio-tempo[14].
^La parola "atomo" significa "indivisibile" ed allude alla natura granulare della materia secondo la meccanica quantistica. Ovviamente non ha nulla a che fare col sistema periodico degli elementi. Lemaître intendeva sottolineare che il Big Bang non nasce da una singolarità gravitazionale, come risulterebbe dalla matematica e come spesso scrive chi guarda soltanto le equazioni della relatività generale, dimenticando il limite di Planck.
^G. Lemaître, The Beginning of the World from the Point of View of Quantum Theory, Nature 127 (1931), n. 3210, pp. 706. DOI: 10.1038/127706b0
Mauro Stenico, Dall'arché al Big Bang: Georges Edouard Lemaitre e la grande narrazione cosmica. Trento: Fondazione Museo storico del Trentino, 2017.
Georges Lemaitre, L'ipotesi dell'atomo primitivo: saggio di cosmogonia. Traduzione e introduzione di Mauro Stenico. Trento: Fondazione Museo storico del Trentino, 2019.