Iniziò la sua carriera artistica ancora in giovane età e visse ed operò tra l'Italia e la Francia. Soggiornò a Parigi dal 1912 al 1914 e durante il periodo parigino fu invitato a far parte di Accademie francesi.
Fu allievo di Michele Cammarano - il cui insegnamento era improntato a una rigorosa ripresa dal vero e basato su un linguaggio pittorico asciutto, caratterizzato da un chiaroscuro potente fortemente costruttivo,[1] di Gaetano Esposito e di Vincenzo Volpe. Con le esperienze maturate in Francia e con la conoscenza acquisita degli impressionisti francesi e dei pittori fauves, il suo stile fu più improntato su un uso più libero del colore e di gamme cromatiche diversificate: un esempio è il Pascolo, opera che fu esposta alla Promotrice napoletana del 1916 e acquistata da Corrado Ricci, per la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma.[1] Negli anni trenta la sua opera fu fortemente influenzata dallo stile del movimento artistico Novecento, con un ritorno alle ricerche plastico-volumetriche della tradizione. Solo con gli anni quaranta e nell'ultimo periodo della sua vita egli ritornò ad un uso più libero del colore.
Ha partecipato,sempre su invito, alle Biennali di Venezia degli anni 1910, 1912, 1914, 1922, 1924,[3] e alla Biennale del 1932.[4] Nel 1910 è stato presente all'Esposizione Internazionale di Bruxelles, con l'opera I Mulini e nel 1910 all'Esposizione Internazionale d'Arte di Santiago del Cile, dove ha vinto la medaglia di bronzo. Nel 1914 partecipò al Salon d'Automne, al Grand Palais di Parigi e alle edizioni del 1908 e del 1923 delle Quadriennali di belle arti di Torino. Espose anche alla Iª e alla IIª Biennale di Roma, alla XIª Esposizione internazionale d'arte di Monaco di Baviera e nel 1911 all'esposizione internazionale di Dresda. Mandò sue opere alle Esposizioni internazionali di Barcellona del 1911 e del 1929.[2]
Alla mostra L'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia. Mostra di arti figurative e di arti applicate dell'Italia meridionale, che si svolse a Roma, al Palazzo delle esposizioni, nel 1953, furono presenti sue opere.[5]
A fine 2017 la sua opera è stata oggetto di una mostra antologica, presso l'Institut Français di Napoli, dal titolo Gennaro Villani "un napoletano a Parigi".
E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli, 1916.
P. Girace, Artisti contemporanei, EDART, Napoli, 1970.
Anna Caputi, Raffaello Causa, Raffaele Mormone (a cura di), La Galleria dell'Accademia di Belle Arti in Napoli, Napoli, Banco di Napoli, 1971, SBNNAP0178087.
M. Conte, Mercato d'Arte contemporanea, Fratelli Conte Editore, Napoli, 1977.
P. Ricci, Arte e artisti a Napoli 1800-1943, Guida Editore, Napoli, 1981.
M. Picone, In margine. Artisti napoletani tra tradizione e opposizione 1909 1923, Milano, 1986.
Luisa Martorelli, Gennaro Villani, La Buona Stampa, 1987.
Nello e Saverio Ammendola, Ottocento-Novecento, due secoli di pittura a Napoli, Electa Napoli, Napoli 1999.
S. Ammendola, P. La Motta, I. Valente, Il Novecento a Napoli. Capolavori di pittura e scultura, Edizioni Mediterranea, Napoli 2019 (ISBN 9788894260502)