Gennaro Tescione
Gennaro Tescione (Caserta, 1916 – Rodi, 9 dicembre 1943) è stato un militare italiano. Ufficiale di complemento del Regio Esercito assegnato al Comando superiore dell'Egeo (Egeomil) di Rodi, prese parte alle azioni contro le truppe tedesche dopo la proclamazione dell'armistizio l'8 settembre 1943. Una volta catturato tentò due volte di fuggire dal campo di internamento, e preferì suicidarsi piuttosto che essere deportato in Germania. Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria. BiografiaNacque a Caserta nel 1916, e dopo aver frequentato il Liceo classico "Pietro Giannone" si laureò in giurisprudenza. Iniziato ad esercitare l'attività di avvocato fu chiamato a prestare servizio militare nell'agosto del 1939. Dopo un breve periodo trascorso a Barletta, fu trasferito a Rodi con il grado di tenente di complemento, assegnato al 10º Reggimento della 50ª Divisione fanteria "Regina".[1] Come addetto[N 1] all'Ufficio servizio del Comando superiore dell'Egeo,[2] retto dall'ammiraglio Inigo Campioni, dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 operò in qualità di ufficiale di collegamento nelle azioni di resistenza alle truppe tedesche, finche non fu catturato e imprigionato. Tentò per ben due volte, senza successo, di fuggire dal campo di internamento e quando arrivò il momento delle deportazione in un campo di concentramento in Germania preferì suicidarsi. Nel 1947 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria, massima onorificenza italiana. Le città di Caserta e Fiumicino ne hanno onorato la memoria dedicandogli una via, mentre il 7 giugno 1949 il Liceo Classico "Pietro Giannone" di Caserta gli ha intitolato un'aula storica, così come il "Convitto nazionale" di Napoli gli ha intitolato l'aula di informatica. Nel 1968 gli fu intitolato l'ospedale militare di Caserta. Onorificenze«Ufficiale addetto all’Ufficio Servizi del Comando Superiore dell’Egeo, con mansioni vere e proprie di Ufficiale di S.M., partecipò all’atto dell’armistizio, come ufficiale di collegamento presso il Comando del Settore «Rodi», alle operazioni contro i tedeschi distinguendosi per fede, entusiasmo e sereno sprezzo del pericolo. Divenuto internato militare in seguito alla nostra resa, si adoperò con altri giovani generosi e decisi per preparare d’intesa con gli Alleati, un moto di riscossa nell’isola. Sfumato il piano insurrezionale, tentò per due volte, ma senza successo, la fuga per portare su più libero suolo le sue energie a servizio della Patria umiliata. Avuto l’ordine di partenza per essere deportato in campo di concentramento del continente, all’appressarsi della gendarmeria tedesca che veniva per catturarlo, nella sublime esaltazione del concetto di onore militare, stoicamente compì il già divisato sacrificio della sua giovane e fiorentissima vita, intendendo con il suo olocausto dare a tutti, nell’ora triste della disfatta, in contrapposto al generale smarrimento, un fulgido esempio di virile coraggio e di suprema dedizione alla Patria. Rodi (Egeo), 9 dicembre 1943.[3]»
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Collegamenti esterni
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