Gary Ridgway
Gary Leon Ridgway, noto anche come Green River Killer (Salt Lake City, 18 febbraio 1949), è un criminale ed ex militare statunitense, condannato al carcere a vita per aver commesso almeno 49 omicidi nell'arco di quasi 20 anni.[1] Green River KillerOriginiGary Leon Ridgway nacque a Salt Lake City, nello Utah, da Mary Rita Steinman e Thomas Newton Ridgway. Aveva due fratelli, Gregory Leon e Thomas Edward. Crebbe nel quartiere di McMicken Heights, nella zona di SeaTac (Washington). La madre era una persona dominante e, secondo lui, "sessualmente provocante". Il padre, invece, era solito frequentare prostitute. Questo avrebbe creato un forte disagio nella personalità debole di Ridgway.[2] Ridgway litigava spesso con i genitori. A cena il padre raccontava che, nel breve periodo in cui aveva lavorato in un obitorio, aveva visto un uomo avere rapporti sessuali con i cadaveri. Questo episodio diventò in Ridgway un oggetto di fantasia sessuale, soprattutto nell'adolescenza[3]. Da bambino soffrì di enuresi.[4] La madre, quando scopriva l'incidente, lo lavava e lo guardava storto, creandogli imbarazzo.[5] Ridgway provava verso di lei sentimenti contrastanti, che andavano dall'attrazione sessuale alla rabbia; alcune volte fantasticò sull'idea di avere un rapporto sessuale con lei, altre volte sognò di tagliarle la gola.[4][5] Amava torturare e uccidere piccoli animali: sparava agli uccelli ed una volta rinchiuse un gatto vivo in una vecchia ghiacciaia fino a causarne la morte. A 16 anni accoltellò all'addome Rudi Davis, un bambino di sei anni, e lo nascose nei boschi. Mentre Ridgway si allontanava, il bambino lo sentì mentre rideva e diceva: “Ho sempre desiderato sapere che effetto fa uccidere qualcuno” (“I always wondered what it would be like to kill someone”). Il bambino riuscì a tornare a casa, fu operato al fegato e rimase per alcuni giorni in ospedale.[3] A 20 anni, dopo la scuola, si arruolò in marina. Successivamente si sposò con una sua giovane amica dei tempi della scuola, Claudia Barrows, e poco dopo partì per il Vietnam. Durante il servizio nella marina spese molto tempo con le prostitute, e contrasse per la seconda volta la gonorrea. Questo lo fece arrabbiare molto, ma continuò ad avere rapporti sessuali non protetti con altre prostitute. Il matrimonio con Claudia finì in un anno circa; divorziarono il 14 gennaio 1972 a causa della reciproca infedeltà. Il 14 dicembre 1973 si risposò con una donna di nome Marcia Winslow, della quale si era innamorato l'anno precedente. I due divorziarono anche stavolta a causa dell'infedeltà reciproca.[2] In questo periodo diventò un fanatico religioso: si impegnava nel leggere la Bibbia sia a casa che al lavoro, costringeva la moglie a seguire gli insegnamenti del loro pastore, piangeva dopo che sentiva i sermoni e faceva proselitismo porta a porta.[2] Il 5 settembre 1975 nacque il primo figlio, Matthew.[6] Ridgway ottenne il permesso di vederlo nei week-end. Negli anni settanta iniziò a lavorare come verniciatore di pick-up presso la Kenworth Truck Company; per caricare le prostitute usava un camion marrone scuro con chiazze di minio. Prima di entrare nella Kenworth tentò senza successo di entrare nella polizia. Talvolta chiese a Marcia di avere rapporti sessuali in posti inappropriati, come i boschi e le zone pubbliche. Secondo una testimonianza di Marcia, in un'occasione provò a strangolarla: lei durante una lite non gli aveva risposto e lui le strinse un braccio intorno al collo. Inoltre avrebbe praticato con lei il bondage. In generale aveva un appetito sessuale insaziabile: chiedeva alle mogli e a vecchie amiche di copulare più volte al giorno, talvolta anche in aree pubbliche. I familiari e gli amici lo conoscevano come una persona amichevole, tuttavia strana. Attorno al 1985 cominciò a frequentare una donna di nome Judith Mawson, con cui si sposò il 12 giugno 1988. Lei notò che il marito usciva di casa molto presto per svolgere del lavoro extra: potrebbe avere commesso dei delitti in quei momenti. La Mawson non sospettò mai che Ridgway potesse essere il Green River Killer; prima dell'arresto del 1987 non conosceva nemmeno il caso perché non guardava i notiziari. Secondo le future testimonianze del killer, il suo matrimonio con lei lo rese felice e gli avrebbe fatto uccidere meno vittime. Il 21 gennaio 1998 il padre morì dopo una lunga lotta contro l'Alzheimer. Il 15 agosto 2001 la madre morì di cancro. OmicidiGary Ridgway commise gli omicidi tra il 1982 e, presumibilmente, il 1998; potrebbe avere ucciso anche oltre il 1998, fino al 2001. In realtà il primo delitto l'avrebbe commesso negli anni settanta. Tutte le sue vittime (con un'unica eccezione) erano prostitute, che frequentava assiduamente; le più giovani avevano solo 15 anni. Gran parte di esse le abbordò nella Pacific Highway South, una strada a luci rosse nei pressi dell'aeroporto di SeaTac (Seattle-Tacoma) detta “lo Strip”. L'area colpita fu la Contea di King, a Seattle (Washington). Ridgway le caricava sul suo pick-up; per tranquillizzarle mostrava loro la foto del figlio Matthew. Arrivato in una zona appartata, portava la vittima sul retro del pick-up per una prestazione. Successivamente la strangolava a mani nude o con un laccio; in alcuni corpi il laccio era stato stretto così forte da penetrare nella carne. In molte altre occasioni, soprattutto dopo i primi delitti, le uccideva in casa propria. Dopo che una vittima ebbe svuotato la vescica mentre la strangolava, chiese alle prostitute di urinare in bagno prima della prestazione. Successivamente al delitto tagliava le unghie al cadavere per assicurarsi che non vi fosse sopra il suo DNA e lo violentava[3], per poi nasconderlo in alcune zone boschive lontane dalla città. Ogni tanto tornava sulla scena del crimine per violentare il cadavere, sebbene parzialmente decomposto. Per evitare l'odore si cospargeva di un antisettico di sua invenzione, un miscuglio di alcool e Aqua Velva; non è stato accertato se funzionasse veramente: lui credeva così. Ridgway, secondo le sue confessioni, era quasi diventato uno schiavo della necrofilia: per combattere il vizio decise di nascondere i corpi in zone sempre più lontane o di seppellirli. Infine sfiorò l'idea del cannibalismo, che non praticò mai, e l'idea di impalare una prostituta[3]. I primi corpi li gettò nel fiume Green (Green River). Due vittime accertate e due sospette vennero trovate a Portland, nell'Oregon. Alcuni resti delle vittime li sparpagliò sempre nell'Oregon nel tentativo di depistare la polizia. Annotava in alcuni block notes alcuni particolari delle vittime, tra cui il numero di telefono, usando un linguaggio in codice noto solo a lui, così la moglie non si sarebbe insospettita. Spesso telefonava al protettore con lo pseudonimo “Steve” per chiedergli di avere un altro incontro con la ragazza: era un modo per depistare anche lui. Gran parte dei delitti avvennero nel 1982-1984; successivamente rallentò il ritmo per timore di essere arrestato. Le indaginiLa prima scoperta ufficiale di un suo delitto avvenne quando, il 15 luglio 1982, un collezionista di cianfrusaglie di nome Robert Ainsworth (41 anni) attraversò con un canotto una sponda del Green River: sul fondo notò quello che sembrava fosse un manichino, che era in realtà il cadavere di una donna. Accanto ce n'era un altro, trattenuto sott'acqua con alcuni sassi sistemati sul corpo. Cadde in acqua in stato di shock e nuotò fino alla riva. Chiamò la polizia, che accorse subito. Mentre ripescava i corpi, lo sceriffo David “Dave” Reichert perlustrò la boscaglia vicina, e in mezzo ai rovi trovò un terzo cadavere seminudo, con un paio di jeans annodati al collo e contusioni su braccia e gambe, conseguenza di una lotta. Poco tempo prima erano stati effettuati altri due ritrovamenti: erano morte due donne, Wendy Lee Coffield e Debra Bonner. La prima fu trovata il 15 luglio 1982, la seconda il 12 agosto 1982: il suo corpo era in pessimo stato, era pieno di bruciature, gonfio e infestato dalle larve[3]. Presto si diffuse la notizia, e l'assassino venne soprannominato “Green River Killer”. La polizia della Contea di King formò una squadra di 25 agenti, la “Green River Task Force”, che si sarebbe occupata delle indagini; i due capi erano gli sceriffi Robert “Bob” Keppel e David Reichert. Parte dei membri della taskforce si occupò in seguito anche degli omicidi dello strangolatore di Honolulu. Le tre vittime trovate nel fiume erano Marcia Chapman, Cynthia Hinds e Opal Mills. Con il passare degli anni vennero trovati molti altri corpi, quasi tutti decomposti o ridotti a scheletri e ossa sparse. Quattro vittime non vennero mai identificate. Nel corso delle indagini, molto costose e durate anni, la task force trovò delle persone sospette, ma mai il vero colpevole. La squadra si avvalse svariate volte della consulenza del noto profiler John E. Douglas e, in un'occasione, dell'FBI, ma ottenne il risultato di arrestare Earnest W. “Bill” McLean, una persona sospetta, ma innocente. John Douglas inoltre attribuì i delitti a due diversi killer, cosa che si rivelerà errata. In un'occasione lo sceriffo Reichert partecipò ad una trasmissione televisiva dove vennero raccontati i crimini del Green River Killer e lanciò una sfida all'assassino: gli chiese di telefonare in diretta televisiva. Arrivò una telefonata in studio, ma era quella di un mitomane. In generale la stampa, soprattutto nel primo periodo dei delitti, si occupò di sensibilizzare le persone sul caso. Solo ogni tanto fu d'intralcio, ad esempio quando rivelò che l'area del Green River era sorvegliata da camion della polizia mimetizzati.[3] Nel 1984 Dave Reichert fu rimpiazzato dal maggiore Richard Kraske e la task force fu riorganizzata. Verso la fine dello stesso anno Theodore Robert Bundy, un noto serial killer, si offrì di partecipare alle indagini. Era stato arrestato nel 1979, dopo avere ucciso almeno 30 ragazze in vari stati americani; al momento era imprigionato in Florida.[7][8] Attirava a sé le vittime in due modi: o le faceva entrare in macchina e le intrappolava (mancava la maniglia per uscire) o le rapiva fingendosi un poliziotto. Processato, provò a difendersi da solo (in passato aveva studiato Legge) ma venne condannato a morte. Pare si sia offerto di aiutare la polizia solo per ritardare l'esecuzione e sentirsi importante. Compilò un profilo che in futuro si rivelerà essere errato.[8] Inoltre si vantò con lo sceriffo Reichert di avere attirato e ucciso giovani studentesse con il suo fascino: schernì il Green River Killer, che secondo lui aveva attirato e ucciso delle prostitute con molta facilità.[8] Il killer delle studentesse venne poi abbandonato alla sua sorte e fu giustiziato sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989.[7] Nel corso degli anni la polizia arrestò Ridgway più volte; diventò presto un sospettato, ma non venne mai incriminato dei delitti. Nel 1982 e il 1986 venne sottoposto alla macchina della verità: superò l'esame entrambe le volte. Nel 1985 una prostituta di nome Rebecca Guay lo accusò di avere provato a strangolarla il 9 novembre 1982. Ridgway fu interrogato e disse di avere reagito perché la donna, mentre gli praticava un rapporto orale, gli aveva morso il pene: l'accusa di violenza cadde.[9] Nel 1983 il protettore di Marie Malvar vide Ridgway allontanarsi con lei sul suo pick-up, che successivamente riconobbe. Nel 1987 la polizia gli perquisì la casa e gli prese dei campioni di garza imbevuta di saliva e dei capelli. I colleghi, che erano a conoscenza degli arresti, lo soprannominarono “Green River Gary”. Durante gli interrogatori, ammise di avere conosciuto alcune vittime e in diverse occasioni alcuni testimoni riconobbero il suo automezzo. Ciò portò ad una perquisizione in casa sua nel 1983, che non portò ad alcun riscontro. In un episodio del 1983 Ridgway fu fermato da una pattuglia della polizia dopo che tornava al suo pick-up. I poliziotti gli chiesero cosa stesse facendo: lui rispose che aveva orinato. In realtà aveva appena avuto un rapporto necrofilo col cadavere di Costance Naon. Il 16 dicembre 2001 fu arrestato per aver tentato di caricare a bordo del camion una prostituta. Nel 1990 David Reichert fu costretto a lasciare la task force; da sceriffo diventò sergente, e pattugliò i luoghi dei ritrovamenti per notare eventuali persone sospette. Non trovò mai nulla. Tra il 1991 e il 1992 la task force venne ridotta ad un solo uomo, un detective di nome Tom Jensen. Il caso rimase ancora insoluto. Fino ad allora la polizia mise insieme i casi di sparizioni e delitti di prostitute nelle aree di Seattle, Tacoma e Portland. In totale attribuì al killer più di 70 omicidi[3], di cui circa una quarantina accertati. ArrestoCon il passare del tempo, la ricerca scientifica fece grandi passi avanti, e si perfezionò la tecnica dell'estrazione del DNA. Nel settembre 2001 David Reichert e una trentina di agenti riaprirono il caso ed esaminarono lo sperma rinvenuto nella vagina di alcune vittime.[10] Dopo averne estratto il DNA, lo paragonarono a dei vecchi campioni di garza impregnata di saliva che erano rimasti conservati dal 7 aprile 1987.[11] A quei tempi dai campioni biologici di questo tipo si poteva prelevare solo il gruppo sanguigno, non il DNA. Il risultato dell'esame dimostrò che Gary Leon Ridgway le aveva violentate. Il 10 settembre, quando lo sceriffo Reichert lo venne a sapere, scoppiò a piangere per la gioia. Come ammise lui stesso, nutriva già da tempo molti sospetti su Ridgway. Il killer venne arrestato il 30 novembre 2001 a Renton, mentre stava lasciando la compagnia Kenworth per cui lavorava. Era accusato di quattro omicidi accertati, quelli ai danni di Marcia Chapman, Opal Mills, Cynthia Hinds e Carol Ann Christensen. Con l'analisi della composizione dello spray che usava per riverniciare il pick-up, gli vennero accertati altri tre delitti ai danni di Wendy Coffield, Debra Bonner e Debra Estes.[12] Il 5 settembre 2002 Ridgway e la Mawson divorziarono. La polizia lo avvertì che, se avesse confessato subito tutti i delitti, avrebbe avuto poche probabilità di essere condannato alla pena di morte al processo. Ridgway patteggiò quindi con la polizia e confessò di essere il Green River Killer. Il 5 novembre 2003 ammise di avere commesso tutti e 48 i delitti scritti nella lista della polizia. Con il suo aiuto nello stesso anno vennero ritrovati altri tre corpi: il 16 agosto quello di Pammy Annette Avent e, tra il mese di agosto e ottobre, quelli di Marie M. Malvar e di April Buttram; quest'ultimo era decapitato. Il 23 novembre venne trovato nei pressi di Issaquah il teschio mancante di una vittima, Tracy Winston. L'ultimo cadavere, quello di Becky Marrero, sarà trovato il 21 dicembre 2010. In totale gli agenti recuperarono 49 corpi (48 fino alla pronuncia della sentenza processuale). In alcune interrogazioni successive confessò prima 52 delitti[3], poi 65 e infine 71. Quest'ultima la fece il 31 dicembre 2003. Quella in cui ne confessò 65 è contenuta in un nastro diffuso dalla polizia il 9 febbraio 2004. Il 18 dicembre 2003 il giudice Richard Jones lo trovò colpevole di 48 omicidi e lo condannò a 48 ergastoli e 480 anni di carcere senza la possibilità di uscire sulla parola; aggiunse infine una condanna al carcere a vita. I 480 anni di pena gli derivarono dalla manomissione delle scene del crimine. Alla Corte disse che aveva ucciso così tante prostitute che aveva perso il conto. Con il patteggiamento evitò la pena di morte.[13][14] Nel novembre 2005 venne trovato il teschio mancante di Tracy Winston, a diverse miglia di distanza dalla zona di Kent dove venne trovato il suo corpo nel 1986. Il 21 dicembre 2010 venne trovato ad Auburn (Washington) a seguito di una segnalazione il teschio di Rebecca “Becky” Marrero, la 49ª vittima ritrovata. Ridgway nel 2003 aveva confessato questo omicidio, ma il fatto non venne considerato per insufficienza di prove. Il teschio si trovava in una zona vicina a quella dove, nel 2003, venne trovato il corpo di Marie Malvar. L'11 febbraio 2011 fu ufficialmente incriminato. Il 18 febbraio gli venne aggiunto un 49º ergastolo alla pena che stava scontando.[15] Il killer si trova tuttora nel Penitenziario Statale di Washington a Walla Walla. Il caso è ufficialmente chiuso, sebbene abbia confessato molti altri delitti. Nell'udienza del 5 novembre 2003, si verificò un fatto rimarchevole: mentre venivano sentiti i familiari di alcune delle vittime che, comprensibilmente, sfogavano il loro dolore e la loro rabbia per l'ingiusto dolore causato dall'uomo, uno di essi, Robert Rule, il padre di Linda Jane, gli si rivolse chiamandolo "Signor Ridgway", e affermando: "ci sono persone qui che la odiano, ma io non sono uno di queste. Lei ha reso molto difficile per me vivere all'altezza di quello in cui credo, che è quello che Dio dice di fare, cioè di perdonare...lei è perdonato, signore". Ridgway, che fino ad allora era stato impassibile, accusò il colpo e scoppiò in pianto.[16] Vittime accertate
Vittime presunte
Gary Ridgway nella cultura di massaMusica
Cinema e televisione
Note
Bibliografia
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