Nato a Mongardino (BO) il 17 novembre 1857 da Filippo e Rosalia Ghedini si laureò in scienze naturali all'Università di Bologna nel 1885[1].
Nel 1886 iniziava la sua carriera accademica assumendo l'incarico di assistente presso l'Università di Pavia che a quel tempo poteva vantare, accanto al'istituto di botanica, un importante laboratorio crittogamico. In questa sede, entrava nel gruppo di lavoro di Giovanni Briosi, sviluppando un grande interesse per la micologia e per lo studio delle malattie delle piante. L'applicazione e la qualità dei suoi studi lo portarono a diventare in pochi anni uno dei più valenti micologi del tempo.
Nel 1886 vinceva il concorso per la cattedra di botanica al Reale Istituto Forestale di Vallombrosa, dove rimase fino al 1900. Qui oltre all'insegnamento assunse anche l'incarico di prefetto dell'annesso Orto botanico sperimentale.
Nel 1901 otteneva la cattedra di botanica all'Università di Cagliari dove rimase circa un biennio per poi passare, nel 1903, all'Università di Catania[2]. Del periodo sardo si ricorda, in particolare, il suo interesse per la flora e la vegetazione della parte meridionale dell'isola. A Catania, invece, parte notevole del suo impegno cadeva sulla creazione di un giardino botanico alpino sul versante meridionale dell'Etna[3].
Nel 1906 vinceva il concorso all'Università di Napoli, succedendo a Federico Delpino nell'insegnamento e alla direzione del locale Orto botanico.
A Napoli, oltre all'insegnamento, si dedicava con rinnovata energia al rilancio dell'Orto botanico, dopo le ristrettezze degli anni precedenti. Sotto la sua direzione vennero ampliate le collezioni e le aree di coltivazione, recuperato l'esistente e avviata la costruzione di una nuova sede. In questo quadro si inserisce la costruzione, nel 1928, della Stazione sperimentale per le piante officinali.
Nonostante l'impegno accademico numerosi furono i suoi incarichi: membro alla Commissione per lo studio agrologico della Tripolitania e per la Cirenaica poi, Presidente della Commissione di studio delle razze italiane di frumento, membro per la Commissione per lo studio del Parco Nazionale della Sila, membro della Commissione per la difesa dei monumenti e del paesaggio, membro della Commissione della Società delle Nazioni sulla produzione dell'oppio in Persia. Fu socio e Presidente della Società dei Naturalisti in Napoli. Fu, infine, socio corrispondente della Deutschen Botanische Gesellschaft di Berlino, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia Nazionale dei Lincei, dell'Accademia di Scienze fisiche e matematiche di Napoli[4].
Morì a Napoli il 25 giugno 1929.
Opere
Di alcune anomalie riscontrate negli organi fiorali delle Lonicere. Nuovo Giornale botanico italiano, 1886
Sulla Flora fossile di mongardino : Studi stratigrafici e paleontologici. Memorie, Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1886, SBNIT\ICCU\CUB\0175946.
Sulla vera causa della malattia sviluppatasi nei vigneti di Ovada. Atti dell'Istituto botanico di Pavia, 1888
La peronospora ed altri parassiti della vite nell'Alta Italia. Italia Agricola, 1889
Contributo alla conoscenza dei funghi pomicoli. Agricoltura Italiana, 1890
Note sur le parassitisme de quelques champignons. Revue Mycologique, 1891
La distribuzione delle Crittogame dannose. Agricoltura italiana, 1892
Eteroginia nell'Ephedra campylopoda. Bullettino della Società botanica italiana, 1901
Intorno all'opportunità di tentare delle colture alpine sull'Etna. Bollettino dell'Accademia Gioenia di Catania, 1903
La minacciata soppressione dell'Istituto forestale di Vallombrosa. Agricoltura Moderna, 1908
Centenario del R. Orto botanico della Università di Napoli. Napoli, De Robertis, 1913
Di una nuova malattia del Castagno. Rivista di Patologia Vegetale, 1913
La vegetazione della Tripolitania e la utilizzazione economico-agraria della nuova Colonia. Atti del R. Istituto di Incoraggiamento di Napoli, 1914
Paesaggi e costumi di Tripolitania, Pavia, Litografia Successori Fratelli Fusi, 1915, SBNIT\ICCU\PUV\0673732.
Esiste pedogenesi nelle piante?, Napoli, Tip. R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, 1916, SBNIT\ICCU\CUB\0175937.
Di alcune piante naturalizzate nelle province napoletane. Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli, 1916
La canfora italiana. Rivista Italiana delle Essenze e Profumi, 1920
La pianta del Thè. Bollettino dell'Associazione italiana Pro Piante Medicinali aromatiche, 1922
La flora della Libia. Atti della Società Italiana pel progresso delle Scienze, 1925
Atrofia floreale in Phoenix dactylifera di Cirenaica. Rendiconto della Reale Accademia dei Lincei, 1925
Piante nuove e rare della Libia. Bollettino dell'Orto botanico di Napoli, 1927
L'agricoltura in Persia. L'Agricoltura Coloniale, 1929
Sul contenuto in morfina dell'oppio di alcuni ibridi di Papaver somniferum L. Rendiconto della Reale Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, 1929
Note
^Fridiano Cavara, su treccani.it. URL consultato il 9 aprile 2020.
^Gino Pollacci, Cenno biografico su Fridiano Cavara, Estratto dagli atti dell'Istituto Bot. dell'Università di Pavia, Serie IV, Vol.I, dicembre 1929
^Fridiano Cavara, su ortobotanico.messina.it. URL consultato il 9 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2022).
^Gaetano Rodio, Fridiano Cavara in Boll. d. Soc. d. naturalisti in Napoli, XLII (1930)