FranchisingIl franchising, o affiliazione commerciale, è un contratto atipico tra un'azienda affermata e uno o più imprenditori minori che si impegnano per la produzione e/o distribuzione di servizi e/o beni della prima. StoriaIl franchising di prodotto è un modello nato all'inizio del '900 quando aziende come Singer o McCormick ebbero l'esigenza di espandere le proprie reti di vendita al dettaglio di macchine da cucire e trattori senza avere le risorse per sviluppare una propria rete di rivenditori, un esempio classico di questo tipo di franchising è tuttora rappresentato dai concessionari dei marchi automobilistici[1] . Il fenomeno del franchising del modello d'impresa si è diffuso successivamente a partire dagli anni trenta con l'affermazione di grandi catene di ristoranti, ed è aumentato enormemente negli anni cinquanta a partire dallo sviluppo di catene di fast food. Attualmente si nota la tendenza alla formazione di grandi catene in franchising nel settore della rivendita al dettaglio e in parallelo la crescente diffusione del cosiddetto franchising solidale, in cui l'azienda affiliante si impegna a destinare l'intero ammontare delle royalty versate dagli affiliati al finanziamento di progetti di solidarietà, spesso in collaborazione con associazioni umanitarie.[senza fonte] Il modello di franchising è presente ormai in qualsiasi ramo commerciale o servizio immaginabile. CaratteristicheL'azienda madre (un produttore o distributore di prodotti o servizi di una determinata marca od insegna) concede all'affiliato, in genere rivenditore indipendente, il diritto-obbligo di commercializzare i propri prodotti e/o servizi utilizzando l'insegna dell'affiliante oltre ad assistenza tecnica e consulenza sui metodi di lavoro. L'affiliato si impegna a rispettare standard e modelli di gestione e produzione stabiliti dal franchisor[2]. In genere, tutto questo viene offerto dall'affiliante all'affiliato in cambio del pagamento di una percentuale sul fatturato (royalty[3]) e/o di una commissione di ingresso (fee). Una motivazione incentivante a piccoli imprenditori per questo tipo di contratto può essere la volontà di avviare una impresa senza partire da zero, preferendo affiliare la propria impresa ad un marchio già affermato, e in alcuni casi entrando a far parte della catena con l'acquisizione di una attività già avviata (in cessione da parte di un altro affiliato ma con le garanzie del franchisor). AnalisiIl franchising consente all'azienda madre di avere una crescita più veloce rispetto a uno sviluppo tradizionale. Parte degli investimenti, l'eventuale scelta delle località, la gestione del personale e soprattutto parte del rischio d'impresa si ripartiscono fra le due strutture: azienda madre e azienda figlia. Il franchising permette anche di derogare a normative antitrust che impongono limiti alla quota di mercato detenibile da una singola società, una distanza e un bacino di utenza minimo fra due punti vendita dello stesso comparto merceologico (della medesima società oppure di marchi differenti). Infatti, il negozio in franchising è proprietà di un soggetto diverso dal marchio distributore, il quale in questo modo ottiene più sbocchi sul mercato. I costi di struttura della filiale sono a carico dell'affiliato, con il risparmio per l'affiliante. Il contrattoNel diritto italiano il franchising (o affiliazione commerciale) è definito dall'art. 1 della legge n. 129/2004 come contratto tra due soggetti giuridici economicamente indipendenti, in base al quale, dietro il pagamento di un corrispettivo, una parte concede all'altra la disponibilità di un insieme di diritti di proprietà industriale o commerciale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti d'autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l'affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi.[4] Note
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