Proveniente da una famiglia della nobiltà fiorentina, nel 1512 con suo fratello Paolo[1], "quegli con la scaltrezza questi con l'ardire, avevano contribuito decisamente alla caduta del Soderini"[2]: dal loro negoziato con Niccolò Machiavelli[3] derivò l'iniziativa che persuase Pier Soderini a fuggire da Firenze.
Francesco Vettori era stato inviato dall'imperatore Massimiliano al Congresso di Costanza nel 1507. Ebbe diversi incarichi di governo da parte della famiglia dei Medici; fu amico e consigliere di papa Clemente VII, per cui scrisse "I cinque pareri sul modo di governare Firenze".
Fu amico di Niccolò Machiavelli, che, nell'ambito di una corrispondenza iniziata in primavera[4], gli scrisse una famosa lettera datata 10 dicembre 1513 in cui descrive la sua giornata nell'esilio dell'Albergaccio, contrapponendo le futili occupazioni del mattino e del pomeriggio allo studio serale dei classici[5].
Opere
Francesco Vettori, Scritti storici e politici, a cura di Enrico Niccolini, Bari, Laterza & figli, 1972.
Note
^ John M. Najemy, Storia di Firenze. 1200-1575, Torino, Einaudi, 2014, p. 529.
^Alfredo Moretti, Corrispondenza di Niccolò Machiavelli con Francesco Vettori dal 1513 al 1515, Le Monnier, 1948, p.9.
^Francesco Vettori, Scritti storici e politici, Laterza, 1972, p. 143.
^Lina Bolzoni, Una meravigliosa solitudine, Einaudi, 2019, pp. 171-192.
^Tullio De Mauro, intervistato dall'Avvenire del 3 giugno 2010 (Una mente viva con i classici, p. 28), dichiara che quella famosa lettera ha detto "in modo mirabile di questa esperienza di apparente straniamento" rappresentata dalla "scarsa capacità di accostarsi a voci, idde, invenzioni lontane dall'immediatezza del nostro presente".