Francesco MarchesiniFrancesco Marchesini (Verona, 1618 circa – Verona, 1693) è stato uno scultore italiano. BiografiaFrancesco Marchesini nacque presumibilmente a Verona nel 1618 da Marco, lapicida, da lui imparò la lavorazione delle pietre[1]
Divenne un disegnatore e creatore di cibori e altari in legno e in pietra anche se ancora nel 1681 un documento lo nominerà ancora come taglia pietre[2]. Non si conosce l'anno della sua morte, l'ultima sua commissione risulta datata 1693. La famigliaMarcoMarco fu il figlio primogenito, seguì il padre nelle commissioni, considerato da testimonianze come notevole disegnatore e scultore di feconda inventiva e di originale bizzarria. A lui vengono attribuite la realizzazione del busto di Pietro Gradenigo sostenuto da due mori recante trofei militari, e la statua della Fama trionfante anche questa in Verona nell'antica casa dei Marcanti in piazza delle Erba. Rimane sconosciuta è la data della sua morte, ma non vi è alcuna documentazione successiva al 1681; risulta abbia partecipato al concorso per la realizzazione degli angeli per un altare della chiesa di S. Anastasia, opera realizzata poi da Gabriele Brunelli[3], che parlando di Marco Marchesini dichiarò: morì nel fiore de gli anni, e su il più bello del suo operar[4]. Alessandro (30 aprile 1663 – 27 gennaio 1738)Alessandro imparò il disegno prima dal fratello Marco, successivamente da Biagio Falcieri e da Felice Cignani. La sua prima commissione del 1687, riguardò la Chiesa di San Domenico in Verona che aveva subito danni causa un incendio, al Marchesini l'incarico di affrescare il soffitto con le scene di San Domenico e di Santa Caterina da Siena e qui risultò evidente il suo stile veneto-emiliano, quello che poi prese il nome di corrente bolognesizzante[5]. Trasferitosi a Venezia divenne anche un mercante d'arte, vendendo le sue opere a collezionisti tedeschi. Antonio, Paola, AnnaSi documenta che nel 1681 la famiglia fosse composta da Francesco, il padre, e dai figli: Marco di trentadue anni in stato di vedovanza, Alessandro, e tre fratelli minori Antonio di anni ventiquattro, Paola di anni diciotto e Anna di anni undici. L'anagrafe della chiesa di S. Eufemia del 1666 vi è documentato anche un fratello dodicenne di cui non si conosce il nome[6]. Opere
Rimane testimonianza documentata della realizzazione di opere scultoree da memoria di alcuni personaggi celebri veronesi. Note
Bibliografia
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