Francesco III Ventimiglia
Francesco Ventimiglia d'Aragona, principe di Castelbuono (1580 – 1647), è stato un nobile, politico e militare italiano. BiografiaNacque nel 1580 da Giuseppe, II principe di Castelbuono, e da Bianca Antonia d'Aragona de Luna dei duchi di Montalto, pronipote di Ferdinando I di Napoli. Al padre, morto nel 1620, succedette nei titoli di Principe di Castelbuono, di Marchese di Geraci e negli altri. Il padre li aveva a sua volta ereditati dal cugino, il principe-marchese Giovanni III Ventimiglia, morto senza eredi legittimi. Fra il 1620 e il 1621 il principe di Castelbuono fu al centro di una lite giurisdizionale con il Santo Uffizio, per aver ingiuriato e condannato a quattro tratti di corda, Francesco Schimbenti Moncada, familiare del Santo Uffizio. Lo Schimbenti, vassallo del principe, si era rifiutato di presenziare all'adunata annuale dei vassalli, inviandovi il figlio.[1] Nel 1623 il principe Francesco perdette causa contro Giuseppe Fontana che fu investito del feudo Mallia, dismembrato dalla baronia di San Mauro. Nel 1625, vendette le baronie di Regiovanni e Gangi a Francesco Graffeo barone di Serradifalco e futuro (1636) principe di Gangi e marchese di Regiovanni. Nel 1638, Agata, vedova di Santo Gentile, si investì dei feudi di Rupi e Calabrò - membri del Marchesato di Geraci - in precedenza acquistati dal marito. Francesco di Ventimiglia occupò le cariche di deputato del Regno di Sicilia (1645; 1647), di generale della cavalleria del servigio militare, di vicario generale del Val Demone e dal 1645 di tutto il Regno. Nel 1637, respinse l'attacco di un contingente di pirati musulmani proveniente da Biserta, venuti per saccheggiare la fertile pianura di Palermo.[2] Dieci anni più tardi, in Sicilia scoppiarono le rivolte antispagnole: nel 1647, a Palermo, il popolo assalì il palazzo del viceré Pedro Fajardo, III marchese dei Vélez, gli uffici e le carceri cittadine, e desiderorso di liberarsi dalla dominazione spagnola, offrì al Ventimiglia la Corona del Regno di Sicilia, ma il medesimo rifiutò il trono.[3] Tra gli ideatori della rivolta contro il re Filippo IV di Spagna, figurava anche uno dei suoi figli, Giuseppe, che nel 1648 fu catturato e giustiziato dopo la dura repressione del viceré Giovanni d'Austria.[4][5] Nel 1629, il teologo Antonino Diana dedicò al principe Francesco il terzo volume delle sue Resolutiones morales.[6] Morto nel 1647, nel corso della sua vita contrasse quattro matrimoni, con:
Francesco ebbe anche un figlio naturale, di nome Giovanni, che nel 1652 fu arrestato ed esiliato per incitazione alla rivolta.[7] Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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