Formula assolutoriaLa formula assolutoria, nell'ordinamento giuridico italiano, è una delle due formule di proscioglimento con cui il giudice dichiara l'imputato non colpevole in relazione ai fatti oggetto dell'imputazione. I motivi per cui il giudice utilizza una formula assolutoria possono essere diversi: può mancare la prova della colpevolezza dell'imputato, oppure la prova è risultata insufficiente ad "eliminare ogni ragionevole dubbio" (art. 533, comma 1), oppure è risultata contraddittoria. In una sentenza con formula assolutoria il giudice ordina la liberazione dell'imputato in stato di custodia cautelare e dichiara la fine di ogni altra misura cautelare personale eventualmente disposta (art. 532, comma 1). Le formuleAssoluzione perché il fatto non sussisteIl giudice che utilizza questa formula assolutoria giudica che nessuno degli elementi integrativi della fattispecie criminosa contestata risulti provato. Questa formula prefigura la cosiddetta assoluzione piena. EsempioSi contesta all'imputato di aver commesso un omicidio e poi dal dibattimento risulta che la presunta vittima è morta per cause naturali. Assoluzione perché l'imputato non ha commesso il fattoQuesta formula viene utilizzata dal giudice quando accerta che il fatto di reato è avvenuto, ma non è stato commesso dall'imputato bensì da un'altra persona. Anche questa formula assolutoria si configura come un'assoluzione piena. EsempioRiferendoci al precedente esempio, la vittima è stata uccisa (vi è stato un omicidio), ma è stato commesso da una persona diversa dall'imputato. Queste prime due formule assolutorie, negando il presupposto storico dell'accusa, configurano l'assoluzione più ampia.[1] Assoluzione perché il fatto non costituisce reatoCon questa formula, il giudice dichiara che il fatto addebitato all'imputato è stato compiuto proprio da lui, tuttavia il fatto non può essere considerato un illecito penale (da qui il non costituisce reato) perché manca l'elemento soggettivo (dolo, colpa o preterintenzione, si veda l'esempio 1). Il giudice utilizza questa formula anche nel caso in cui il fatto è stato commesso dall'imputato in presenza di una causa di giustificazione; la presenza di una di queste cause, infatti, elimina l'antigiuridicità del fatto rendendolo lecito (si veda l'esempio 2). Esempi
Assoluzione perché il fatto non è previsto dalla legge come reatoIn questo caso la pronunzia «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato» presuppone che il fatto storico ascritto all’imputato non sia munito di sanzione penale, ma sia punito sotto altri profili (in via amministrativa o disciplinare) Il giudice usa questa formula anche quando il fatto storico era previsto precedentemente come reato, ma la norma di legge a cui si riferiva ha perso efficacia; questo può avvenire quando la Corte Costituzionale dichiara la norma illegittima (vedi l'esempio 2), oppure quando una legge depenalizza certi reati (vedi l'esempio 3). È un'assoluzione in iure (in punto di diritto). Esempi
Assoluzione perché il reato è stato commesso da una persona non imputabile o non punibile per un'altra ragioneCon quest'ultima formula il giudice accerta che il fatto storico è realmente avvenuto, è stato commesso dall'imputato e configura un reato, ma l'imputato non è comunque punibile; quest'ultimo può essere non punibile quando risulta non imputabile (vedi l'esempio 1), oppure quando è coperto da una causa di non punibilità (vedi l'esempio 2), oppure ancora quando risulta penalmente immune (vedi l'esempio 3). Con il d.lgs. 28/2015 è stata introdotta nell'ordinamento la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ferma restando per il danneggiato la possibilità di rivolgersi al giudice civile per ottenere la condanna del responsabile al risarcimento dei danni. È la formula assolutoria più sfavorevole per l'imputato. Esempi
Le opinioni della dottrinaUna parte della dottrina ritiene che la scelta del codice di presentare una molteplicità di formule assolutorie sia stata una scelta "non ragionevole". Secondo Paolo Tonini «[...] la "presunzione di innocenza impone, a chi accusa, l'onere di eliminare ogni ragionevole dubbio sulla reità. Pertanto, l'alternativa dovrebbe essere esclusivamente tra "colpevole" e "non colpevole". Gli argomenti, che inducono a prosciogliere, dovrebbero essere contenuti nella motivazione della sentenza e non apparire nel dispositivo; altrimenti potrebbero costituire un pregiudizio quando la formula non è totalmente liberatoria."» Note
Bibliografia
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