Fabio Mini
Fabio Mini (Manfredonia, 11 dicembre 1942) è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. BiografiaDopo gli studi presso l'Accademia militare di Modena e la Scuola di Applicazione di Torino, si è laureato in Scienze strategiche per poi perfezionarsi in scienze umanistiche presso l'Università Lateranense e in Negoziato internazionale presso l'Università di Trieste. Dal 1979 al 1981 è stato assegnato negli Stati Uniti alla 4º Divisione di Fanteria a Fort Carson, nel Colorado (4th Infantry Division Mechanized), dove è stato Ufficiale addetto ai Piani ed Operazioni (G3), Secondo in Comando della Divisione Esercitazioni e Valutazioni (EED) e Capo della Divisione Esercitazioni e Valutazioni/Centro Simulazione Combattimento. Tra i vari incarichi è stato portavoce del capo di Stato maggiore dell'Esercito italiano e, dal 1993 al 1996, ha svolto la funzione di addetto militare a Pechino. Ha inoltre diretto l'Istituto superiore di stato maggiore interforze (ISSMI). Generale di corpo d'armata, è stato capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa e a partire dal gennaio 2001 ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace a guida NATO, nello scenario di Guerra in Kosovo nell'ambito della missione KFOR (Kosovo Force). Commentatore di questioni geopolitiche e di strategia militare, scrive per Limes, la Repubblica, L'Espresso e il Fatto Quotidiano (dal 2015); è membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica[2] ed è autore di diversi libri. Critico rispetto alla strategia occidentale di sostegno all'Ucraina, invasa dalla Russia nel 2022, è stato anche accusato, in passato, di essere un sostenitore della teoria delle scie chimiche,[3] poiché nel 2012 si era definito interessato a indagare il fenomeno come forma di guerra ambientale.[4] Da parte sua, ha respinto tali accuse in un articolo sul Fatto Quotidiano del giugno 2022, con l'affermazione "Non sono un cultore delle scie chimiche [...]".[5] Opere principali
Onorificenze
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri»
— 27 dicembre 2003[6] «Su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri»
— 27 dicembre 1999[6] «Comandante del Contingente internazionale in Kosovo impegnato nell'operazione “Joint Guardian”, si prodigava con chiarezza di obiettivi e di metodo nella condotta di difficili operazioni militari interalleate e multinazionali, nonché in tutte le attività umanitarie e politico-militari connesse con il mandato. In un contesto contrassegnato da difficoltà ambientali e operative e da situazioni di pericolo, portava a compimento il delicato compito affidatogli, evidenziando capacità di comando e diplomatiche, che gli facevano riscuotere consenso, fiducia e ampia considerazione da parte di tutti i Paesi costituenti KFOR e delle fazioni in lotta. I risultati conseguiti sul campo gli sono valsi il plauso e l’ammirazione delle comunità internazionali e degli organi di vertice politico-militari della NATO e dell’ONU, dando così lustro all'Italia ed alle sue Forze Armate. Pristina (Kosovo), 3 ottobre 2002 – 3 ottobre 2003»
— 26 maggio 2004[6] «Ufficiale Generale in possesso di pregevoli qualità intellettuali, dotato di non comuni capacità professionali, sostenute da una vasta preparazione tecnica e da uno spiccato spirito d'iniziativa, si prodigava, con incondizionato impegno e completa dedizione, nell'espletamento di onerosissimi incarichi. In particolare, quale comandante delle forze Nato in Kosovo, dava prova di eccezionale perizia, guadagnando la stima e meritando l'apprezzamento delle unita nazionali ed estere presenti in tale teatro, contribuendo con il proprio operato a rafforzare l'immagine dell'Italia nel contesto internazionale. Successivamente, quale ispettore per il reclutamento e le forze di completamento, conseguiva risultati di assoluto rilievo, dando un fondamentale apporto al conseguimento degli obiettivi della forza armata nello specifico settore. Validissimo dirigente che, grazie alle sue brillanti virtù militari, unite alla straordinaria motivazione e all'instancabile, impegno profuso, ha servito ininterrottamente per oltre quarantadue anni l'istituzione, contribuendo ad accrescere e a rafforzare il lustro e il prestigio dell'Esercito Italiano". Roma, 11 dicembre 2005.»
— 26 maggio 2008[6]
Note
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