Ettore Cenci

Ettore Cenci (Roma, 6 novembre 1925Milano, 10 aprile 2018[1][2]) è stato un musicista italiano.

Biografia

Si diploma in armonia, composizione e clarinetto al Conservatorio Arrigo Boito di Parma, e in seguito si dedica alla chitarra sotto la guida di Renzo Cabassi.[3] Tra il 1948 e il 1950 forma un duo chitarra e pianoforte con Luciano Sangiorgi.[3] Nel 1953 entra a far parte dell'orchestra della RAI di Torino.[3]

All'inizio degli anni '60 fonda l'Ettore Cenci Guitar Trio, con cui incide svariati singoli per la Durium.[3] Chitarrista tra i più richiesti negli studi di registrazione, collabora come turnista e occasionalmente come compositore e arrangiatore con numerosi artisti di primo piano, tra cui Adriano Celentano, Mina, Ornella Vanoni, Milva, Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Gino Paoli, Gigliola Cinquetti, Johnny Dorelli.[3] Nella seconda metà degli anni '70 rientra nell'orchestra RAI guidata da Gorni Kramer, e inizia una lunga collaborazione con Nanni Svampa.[3][4]

Discografia parziale

Album

Singoli

  • 1962 - Afrikaan beat / Peace pipe
  • 1962 - Persian Twist / Speedy Gonzales
  • 1963 - Vento caldissimo / Que no, que no
  • 1963 - Hully Gully Time / Wini Wini
  • 1963 - Madison Hully Gully / Giochi Proibiti
  • 1963 - Christine / Please Please Me
  • 1964 - Maracaibo / Una Storia
  • 1964 - Surf City / Surfer Girl
  • 1966 - Batman Theme / Nembo Kid
  • 1967 - Delicado / L'innominato
  • 1968 - Fiesta / Escalation
  • 1968 - Valzer Triste / Serenata

Note

  1. ^ ETTORE CENCI - Scheda Defunto, su necrologi.corriere.it, Corriere della Sera, 10 aprile 2018. URL consultato il 12 luglio 2021 (archiviato il 12 luglio 2021).
  2. ^ Morti 2018 - CENCI ETTORE - 734555, su necrologie.repubblica.it, la Repubblica, 11 aprile 2018. URL consultato il 12 luglio 2021 (archiviato il 12 luglio 2021).
  3. ^ a b c d e f Antonio Virgilio Savona e Michele L. Straniero, Cenci, Ettore in Dizionario della canzone italiana, a cura di Gino Castaldo, Curcio Editore, 1990, pp. 341-2.
  4. ^ Bruno Monticane, Svampa per Brassens, in La Stampa, 20 maggio 1992, p. 39.

Collegamenti esterni