Ermanno Gabetta
Ermanno Gabetta (Castelletto di Branduzzo, 18 maggio 1912 – Verretto, 2 gennaio 1945) è stato un partigiano e militare italiano. BiografiaNacque a Castelletto di Branduzzo il 18 maggio 1912, figlio di Serafino e Carolina Sarchi. Di professione impiegato, fu richiamato alle armi nel giugno del 1940, assegnato all'Ospedale da campo n.110 partecipò ad operazioni militari sul fronte occidentale e poi in quello greco-albanese.[1] Al termine della campagna di Grecia il suo reparto rimase in servizio[2] nelle zone della ex Jugoslavia. Quando avvenne la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava in licenza a Voghera[3] ed organizzò i primi gruppi di partigiani nella zona,[4] costituendo insieme a Carlo Boldizzoni e Roberto Vicini, la 115ª Brigata Garibaldi "Gramigna", inquadrata nella 11ª Divisione "Allotta", in cui militò col grado di il vicecomandante.[5] La formazione di recente costituzione si stanziò nei territori dell'Oltrepò Pavese[6]. Il 2 gennaio del 1945, in compagnia di Giovanni Mussini, Ferruccio Luini e Mario Pietro Rota, fu sorpreso da un reparto delle Brigate Nere impegnato in un rastrellamento. Rifugiatosi in una casupola isolata tra Verretto e Lungavilla, furono assediati da una sessantina di militi della brigata nera del tenente colonnello Arturo Bianchi[7]. Rifiutata la resa, i quattro partigiani resistettero strenuamente e caddero solo dopo aver esaurito le munizioni. Per il suo valore fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. A Gabetta è intestata una via di Voghera e la locale Sezione del Partito della Rifondazione Comunista. Onorificenze«Dopo avere preso parte per oltre un anno alle più rischiose attività clandestine ed avere personalmente organizzato, condotto e compiuto ben 15 temerarie azioni vittoriose, veniva circondato, assieme a tre compagni, da circa 600 nemici. Rifiutava superbamente la resa e aperto il fuoco in condizioni disperate, combatteva strenuamente, per oltre cinque ore, finché cadeva con tutti i compagni meritando dal nemico il saluto delle armi e dalla Patria la consacrazione più pura.»
— Verretto, 2 gennaio 1945[8] Note
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