Enrico Gadda

Enrico Gadda
NascitaMilano, 16 novembre 1896
MorteSan Pietro in Gu, 23 aprile 1918
Luogo di sepolturaCimitero di Longone al Segrino
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Aeronautica
CorpoAlpini
Corpo Aeronautico
Specialitàcaccia
Reparto35ª Squadriglia
83ª Squadriglia da caccia
Anni di servizio1915-1918
GradoTenente pilota
ComandantiRino Corso Fougier
GuerrePrima guerra mondiale
Decorazioniqui
Dati tratti da L'altro Gadda[1]
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Enrico Gadda (Milano, 16 novembre 1896San Pietro in Gu, 23 aprile 1918) è stato un aviatore e militare italiano. Fratello minore del noto scrittore Carlo Emilio Gadda, fu un ufficiale pluridecorato degli Alpini e pilota da caccia nella prima guerra mondiale.

Biografia

Nacque a Milano il 16 novembre 1896[2], secondogenito dell'industriale della seta Francesco Ippolito Gadda (1838-1909) e di Adele Lehr (1861-1936), insegnante di inglese.[3] Trascorse parte dell'infanzia nella villa di campagna che la famiglia possedeva a Longone al Segrino (provincia di Como), avendo come compagno di giochi il fratello più grande Carlo Emilio Gadda. Nel 1909 rimase orfano dal padre Ippolito, e dopo aver frequentato brillantemente il Liceo Parini di Milano[1], si iscrisse al Politecnico, facoltà di ingegneria.[1]

Convinto interventista come il fratello Carlo Emilio, con l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, i due partirono volontari, arruolandosi nel Corpo degli Alpini del Regio Esercito. Ufficiale di complemento presso la 253ª Compagnia[1], Battaglione "Valchiese", 5º Reggimento, nel gennaio 1916 fu promosso sottotenente.[1] Si distinse particolarmente durante i combattimenti sul Monte Sperone (20-21 aprile 1916) tanto da essere decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare. Dopo aver aspirato a lungo di diventare pilota militare, nei primi mesi del 1917 transitò nel Corpo Aeronautico.

Iniziò i voli di guerra il 20 giugno successivo a bordo di un Savoia-Pomilio SP.3 della 35ª Squadriglia ricognizione di San Piero di Belluno spostandosi il 28 giugno a Santa Giustina (Italia) e poi a Chiasiellis, per essere poi destinato alla specialità caccia. Il 17 novembre lasciò la zona di guerra, facendovi ritorno nei primi giorni del marzo 1918, assegnato alla 1ª Sezione della 83ª Squadriglia da caccia al comando del capitano Rino Corso Fougier, basata sul Campo di aviazione di San Pietro in Gu.[3] Il 23 aprile[3], mentre tornava da una missione di scorta di un Ansaldo SVA, perse la vita in un incidente avvenuto in fase di atterraggio[4] mentre pilotava un velivolo Nieuport Ni.27[3] (matricola 5889). Per l'attività bellica svolta fino a quel momento venne insignito dalla Medaglia d'argento al valor militare postuma.

I soccorritori raccolsero il suo corpo che venne dapprima trasportato presso un piccolo ospedale di un paese vicino dove venne ufficializzato il decesso. In seguito la salma fu sepolta in una tomba sita presso il cimitero di Longone al Segrino[5] insieme al padre Ippolito, e vicino a quella della madre Adele e della sorella Clara (1895-1976).[5]

La figura di Enrico Gadda condizionò l'opera letteraria[6] del fratello Carlo Emilio, che lo ricordò appassionatamente nell'incompiuto romanzo La cognizione del dolore.[3]

Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito e instancabile pilota d'aeroplano, nell'adempimento di ogni suo mandato dimostrò noncuranza del pericolo e ammirevole slancio offensivo. Nei numerosi suoi voli di scorta e di caccia, impegnò, spesso in difficili condizioni e con rara audacia, combattimenti con veicoli nemici, riuscendo sempre a metterli in fuga. Di ritorno da un lungo volo sul nemico, precipitava sul suolo, incontrando gloriosa morte. Cielo d'Asiago, aprile 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Vincendo gravi ostacoli di terreno mediante cordata raggiungeva ed esplorava primo, con l'uomo di punta un'opera nemica per la presenza dell'avversario. Mortogli al fianco il capitano assumeva il comando dei nuclei più esposti e maggiormente impegnati col nemico superiore di forze, dando sagge disposizioni pel ripiegamento e rientrando per ultimo. Monte Sperone, 20-21 aprile 1916

Note

  1. ^ a b c d e Di Stefano 2014, p. 30.
  2. ^ Esattamente tre anni dopo il fratello Carlo Emilio, e un anno dopo la sorella Clara.
  3. ^ a b c d e Di Stefano 2014, p. 29.
  4. ^ Secondo alcuni rapporti l'incidente avvenne a causa di una errata manovra del pilota, mentre secondo altri era da attribuirsi ad un malore.
  5. ^ a b ,Di Stefano 2003, p. 31.
  6. ^ La studiosa Paola Italia lo definì il deuteragonista in absentia di tutta l'opera letteraria di Gadda; v. anche, per un possibile legame tra il cavallo nell'opera gaddiana e il decesso del fratello nel giorno dedicato a San Giorgio, Federica G. Pedriali, La bibbia illustrata dell'ingegnere. Osservazioni per un bestiario gaddiano, MLN, Vol. 117, No. 1, Italian Issue (Jan., 2002), pp. 194-206.

Bibliografia

  • Archivio Storico dell'Aeronautica Militare - Fondo Aviatori Prima Guerra Mondiale, Fascicolo Ten. Enrico Gadda.
  • Enrico Azzini, Il tenente pilota Enrico Gadda, Roma, IBN Editore, 2014, ISBN 978-88-7565-203-6.
  • Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, Torino, Einaudi Editore, 1963.
  • Roberto Gentili, Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.
  • Ezio Raimondi, Gabriella Fenocchio, La letteratura italiana: Dal neorealismo alla globalizzazione, Milano, Bruno Mondadori, 2004, ISBN 88-424-9194-2.

Periodici

  • Annarita Briganti, Gadda, l'Adalgisa e quel palazzo Liberty, in La Repubblica, Roma, Gruppo Editoriale l'Espresso, luglio 2012.
  • Paolo Di Stefano, Gadda. La famiglia e gli altri dolori, in Corriere della Sera, Milano, RCS, aprile 1997, pp. 29.
  • Paolo Di Stefano, L'altro Gadda, in Corriere della Sera, Milano, RCS, marzo 2014, pp. 29-30.
  • Paolo Di Stefano, Quel pasticciaccio brutto di villa Gadda, in Corriere della Sera, Milano, RCS, agosto 2003, pp. 31.
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