EleusaLa Madonna Eleusa, o anche semplicemente Eleusa (dal greco bizantino Ἐλεούσα, colei che mostra tenerezza o che mostra misericordia), è un tipo di iconografia cristiana diffusa inizialmente nell'arte bizantina e poi in tutti i paesi europei del periodo medioevale. L'iconografia è costituita dalla Madonna col Bambino Gesù in braccio, e con la propria guancia appoggiata a quella del figlio. Nella classificazione data dagli iconologi moderni, l'Eleusa è una delle sei tipologie fondamentali di icona mariana assieme a Odigitria, Aghiosoritissa, Blachernitissa, Basilissa e Galactotrofusa (anche se altri studiosi ritengono che ce ne siano molte di più).[1][2] Negli anni, da essa sono state sviluppate diverse altre raffigurazioni, che differiscono dall'Eleusa per piccoli dettagli e sono di fatto delle sue varianti, quali ad esempio la Glicofilusa e la Pelagonitissa.[3] IconografiaDetto anche "Madre di Dio della Tenerezza",[4] questo tema figurativo è una variante della più antica Odigitria, da cui si discosta però facendo a meno della postura statica, rigida e frontale dell'Odigitria, e mostrando invece un innegabile sentimento di affetto e tenerezza che corre tra madre e figlio. Esistono diverse varianti dell'Eleusa: nella maggior parte delle icone di questo tipo, Maria tiene il figlio nel braccio sinistro (questa forma è quindi detta aristerokratusa mentre, se il braccio usato per sorreggere il figlio è il destro, è detto dexiokratusa)[5], piegandosi amorevolmente verso il bambino e spesso toccandolo con l'altra mano, mentre le guance del bambino e della madre si avvicinano fino a toccarsi. Talvolta Maria indica il figlio con la propria mano libera, riprendendo uno dei segni dell'Odigitria (essa è quindi ancora "colei che guida" o "che indica la via"), mentre altre volte tiene nella propria mano libera una o tutte e due le mani del Bambin Gesù, il quale esprime il proprio affetto per la madre abbracciandola; altre volte, invece, il bambino tiene il braccio destro levato in un gesto di benedizione mentre con la mano sinistra impugna una pergamena. A differenza di quanto avviene nell'Odigitria, il bambino viene mostrato in fase di movimento: è eccitato e contento e spesso accarezza la guancia della madre con la mano mentre lei cerca di calmarlo, trattenerlo, confortarlo, ecc... In questo tema figurativo i protagonisti sono ritratti solitamente a mezza figura ma ci sono comunque anche rappresentazioni in cui la Madonna è ritratta a figura intera, seduta o in piedi. Va notato che l'iscrizione "Eleousa" si trova raramente su icone di questo tipo, dove è invece più frequente la presenza di altri nomi o parole mariane. Per quanto riguarda i significati da trasmettere ai fedeli, diventa chiaramente visibile il rapporto intimo tra le due figure e inoltre c'è una particolare insistenza sull'umanità del Figlio, in contrasto con quanto accade ad esempio nell'Odigitria, in cui l'enfasi è invece posta sulla sua divinità. Non solo, lo sguardo spesso doloroso e rivolto in lontananza di Maria, è anche simbolo dell'attesa, da parte della donna, della sofferenza di Cristo; la tradizione vuole infatti che nell'abbraccio di Maria al figlio sia colto il momento in cui il Dio-Bambino rivela alla Madre il mistero della morte e della resurrezione, per questo, tramite i contrasti di luce e ombre, si coglie sul volto di Maria, in cui campeggia uno sguardo triste e assorto, il riverbero del dolore, dell'amore e dell'accettazione della volontà divina.[6] StoriaLa più antica raffigurazione della Madonna di tipo Eleusa a noi pervenuta, che può essere considerata un precursore delle opere successive, è attestata in un avorio del VIII-IX secolo proveniente dall'Egitto e conservato oggi alla Walters Art Gallery di Baltimora.[8] Le prime comparse del nome "Eleusa" sono attestate in un'epoca relativamente tarda e sembra che a tale nome siano originariamente collegate due chiese mariane di Costantinopoli dell'XI e del XII secolo, chiamate proprio in quel modo. L'ultima di queste fu costruita dall'imperatore bizantino Giovanni II Comneno poco dopo la morte di sua moglie Irene, avvenuta poco dopo il 1124, a nord della chiesa del Cristo Pantocratore eretta dalla stessa Irene, e dedicata alla Theotókos Elousa ("Vergine Misericordiosa"). Si tratta del complesso che, nel 1453, poco dopo la caduta di Costantinopoli, gli Ottomani trasformeranno nell'odierna Moschea di Zeyrek. Come detto, gli iconologi moderni considerano l'Eleusa una delle sei tipologie fondamentali di icona mariana (anche se alcuni studiosi ritengono che ve ne siano molte di più)[1] e da essa, negli anni, sono state sviluppate diverse altre raffigurazioni, che differiscono per piccoli dettagli dall'icona originale e costituiscono di fatto delle sue varianti. Una di queste è la Glicofilusa, in cui il bambino tocca con una mano il mento della madre e i protagonisti sembrano ritratti un attimo prima di scambiarsi un dolce bacio (da cui il nome) materno, mentre un'altra ancora è la Pelagonitissa, in cui il Bambino è in una posa apparentemente giocosa che rivela ancora di più la sua umanità e la sua vulnerabilità.[3] Esempi iconografici notevoliTra gli esempi più noti di Madonna Eleusa, oltre alla già citata Theotókos di Vladimir, figurano e icone note come Madonna di Cambrai (che è un esempio di variante Glicofilusa), Madonna di Fjodorov e Nostra Signora di Počajiv. Da notare che, mentre nella chiesa Orientale non si venerano oggetti tridimensionali, nella chiesa d'Occidente la Madonna Eleusa è stata rappresentata anche in sculture e bassorilievi. Esempi Orientali
Esempi Occidentali
Note
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