Elemento (filosofia)Il concetto di elemento (in greco, στοιχεῖον, stoicheion; al plurale, στοιχεία, stoicheia) indica, a partire dalla filosofia greca antica, un componente primo, minimo, cioè non ulteriormente riducibile o analizzabile, di un insieme composto. Come testimoniato da Diogene Laerzio (III, 24), Platone (428–348 a.C.) è stato il primo ad utilizzare il termine in senso cosmologico (Teeteto, 203 c)[1][2], riprendendo ed espandendo il significato comune ai suoi tempi di 'lettere dell'alfabeto'. Mentre la sillaba so del nome Socrate può essere conosciuta dai suoi elementi s e o, questi ultimi elementi non possono essere ulteriormente analizzati[3]. «Infatti, dal canto mio, mi è sembrato di sentire alcuni dire che i primi elementi (στοιχεία), per così dire, di cui siamo composti noi e le altre cose, non hanno spiegazione.» Nel Timeo (360 a.C. ca.), Socrate ricorda che acqua, aria, terra e fuoco sono intesi come "elementi" (stoicheia) dell'universo, per quanto in nessun modo essi possono essere associati alla classe delle "sillabe".[4] È stato però Aristotele (384–322 a.C.) il primo a dare una esauriente analisi del concetto. «Per elemento s'intende il componente primo di una cosa qualsiasi in quanto sia di una specie irriducibile a una specie diversa: in tal senso, per es., gli elementi delle parole sono gli elementi di cui le parole consistono e nelle quali da ultime si dividono perché non possono a loro volta essere divisi in parti di specie differente. Se si divide un elemento, le sue parti sono della stessa specie e, per esempio, una parte di acqua è acqua, mentre la parte di una sillaba non è una sillaba.» Aristotele illustra anche il significato di στοιχεῖον come porzione fondamentale di una dottrina: alcune dimostrazioni, per la loro centralità, ricorrono in altre dimostrazioni. In questo senso, il celebre trattato matematico di Euclide (300 a.C. ca.) si intitolerà Elementi (Στοιχεῖα).[5] Infine, Aristotele osserva come si indichino metaforicamente con il termine στοιχεία anche le entità universali, semplici e indivisibili. Gli Stoici, invece, distinsero tra principî, ingenerati e incorruttibili, ed elementi, distrutti dall'ecpirosi (la conflagrazione che, secondo la fisica stoica, distrugge periodicamente l'universo).[5] Il riferimento a "quattro elementi" (fuoco, aria, acqua e terra) è comune a tutte le cosmogonie. Tanto l'Oriente quanto l'Occidente hanno concepito una stretta connessione tra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale. Dall'equilibrio degli elementi dipendeva la vita della specie umana e la sopravvivenza del cosmo: l'universo ordinato, sorto dal caos, era governato da personificazioni divinizzate dei quattro elementi.[7] L'uso del termine stoicheion in riferimento ai quattro elementi si deve, nella filosofia greca antica, ad Aristotele e agli Stoici, che in seguito ne diffondono l'uso tradizionale da Ario Didimo (I secolo a.C.–I secolo d.C.) a Stobeo (V secolo d.C.).[8] Note
Bibliografia
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