Domenico Ludovico
Domenico Ludovico (Borbona, 10 febbraio 1905 – Roma, 8 novembre 1991) è stato un generale, aviatore e scrittore italiano, che dopo la fine della seconda guerra mondiale ricoprì svariati incarichi all'interno della neocostituita Aeronautica Militare, e fu un apprezzato studioso e scrittore di storia aeronautica, autore di numerosi libri. BiografiaNacque a Borbona, in provincia di Rieti il 10 febbraio 1905,[1] figlio di Sabatino, di professione carabiniere. Visse la sua giovinezza a Vittorito, paese in provincia dell'Aquila, fino a quando grazie ad una borsa di studio, riuscì a frequentare la facoltà d'ingegneria dell'Università di Roma. Completato il biennio fisico-matematico, entrò nell'appena costituita Regia Accademia Aeronautica a Livorno, frequantando il '"1º Corso Aquila"'.[2] Uscito dall'Accademia nel 1924 si avviò alla carriera militare come ufficiale pilota in servizio permanente effettivo.[2] Da settembre a ottobre 1937, con il grado di tenente colonnello, ebbe il comando interinale del 3º Stormo. Nel corso del 1938 frequentò, insieme al parigrado Mario Aramu, la Scuola di guerra aerea di Firenze.[N 1] All'entrata in guerra dell'Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, prestava servizio come colonnello comandante del 38º Stormo Bombardamento Terrestre, allora equipaggiato con i trimotori Savoia-Marchetti S.M.81, di stanza a Valona.[3] Alla testa del suo reparto combatte sul fronte fronte greco,[3] ed il 20 dicembre 1940 guidò una formazione di nove aerei in una missione di bombardamento contro le postazioni greche nella zona di Piskali.[4] La formazione italiana, priva di scorta, fu attaccata da nove caccia Gloster Gladiator della Royal Air Force.[4] Il suo aereo fu colpito da numerosi proiettili che causarono la morte di tre componenti dell'equipaggio,[N 2] ma egli riuscì a compiere un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Berat, salvandosi dal successivo incendio insieme agli altri due membri superstiti.[N 3] Per tale azione fu decorato con la Medaglia d'argento al valor militare, e successivamente, per i meriti avuti durante la Campagna di Grecia, della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia.[1] Dal 13 novembre 1941 al 31 marzo 1942 ricoprì l'incarico di comandante della base aerea di Cameri, in provincia di Novara sede del 7º Stormo.[5] Dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 tornò in paese per sottrarsi alla cattura dei tedeschi. Con due altri ufficiali delle forze armate, il cugino Giacomo Pantaleone Golini e il cognato Egidio Civitareale decise di varcare la linea del fronte per raggiungere le forze alleate. Nelle vicinanze di Palena tutti e tre gli ufficiali furono catturati dai tedeschi e deportati in un campo di concentramento in Germania. Alla fine della guerra ritornò al servizio militare entrando nella neocostituita Aeronautica Militare in qualità di "Capo di Gabinetto" del Ministero. In seguito ricoprì anche gli incarichi di Sottocapo di Stato Maggiore dell'Aeronautica,[N 4] comandante della IV Zona Aerea Territoriale di Bari e comandante generale della Difesa Aerea del Territorio Nazionale. Fu anche un apprezzato autore di diversi libri di storia, che gli valsero il riconoscimento della "Medaglia d'oro per i benemeriti della cultura"[6] e la Commenda della Legion d'onore della Repubblica Francese per meriti culturali. Nel 1953 fu fondatore del "Comitato Pro Canne della Battaglia" con sede a Bari presso il Quartier Generale della IV Zona Aerea Territoriale da lui comandata. OnorificenzeOnorificenze italiane«Colonnello Comandante di Stormo da bombardamento e di base aerea, durante un intenso ciclo di operazioni belliche, dava costante prova di possedere in alto grado le più preziose virtù militari insieme a spiccate attitudini al comando e realistica capacità organizzativa. disponendo di mezzi insufficienti e inadeguati, in condizioni di particolare difficoltà ambientali e logistiche, riusciva ad assicurare sempre la massima efficienza materiale e morale dei reparti operanti alle sue dipendenze. Svolgendo a terra e in volo, con ferrea volontà e inesauribile energia, le difficili e complesse mansioni inerenti alla sua carica, conseguiva i più brillanti risultati, rivelandosi capo completo e soldato esemplare. Campi dell'Albania e delle Puglie; luglio 1940-aprile 1941.»
— Decreto Presidenziale 19 aprile 1951[7] Onorificenze esterePubblicazioni
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
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