Inizialmente si esibiva come cantante, spesso accompagnato dal clavicembalo. Si sa che fu paggio d'onore dell'ambasciatore di Venezia in Spagna nel 1736, e in quest'occasione, secondo quanto riferisce Laborde, cantò davanti a Farinelli il quale ne restò così impressionato da commentare che, se non si fosse trattato di un dilettante, sarebbe stato per lui «un rivale troppo temibile».[1][4]
Nel 1737 giunse a Roma per completare lo studio del clavicembalo, si rivelò anche compositore e ottenne notevole popolarità. La tecnica del basso albertino, ideata in realtà l'anno prima dal mediocre Maichelbeck, fu giudicata difettosa da alcuni contemporanei.[1][5]
Opere
L'opera omnia di Alberti è stata incisa dall'organista Manuel Tomadin nel 2015.[6]
Il basso albertino ha avuto fortuna, è stato accolto da molti grandi compositori (tra i quali spiccano i Wiener KlassikerHaydn, Mozart e Beethoven) e ha formato un modello importante nella musica classica per tastiera.[3]
Celebre sonata per clavicembalo. Il primo ingresso del basso albertino si nota alla sesta misura (0:14).
La produzione di Alberti annovera opere, mottetti e sonate per clavicembalo la cui caratteristica è la ripartizione in due movimenti in forma binaria. Le trentasei sonate tradizionalmente attribuitegli, di cui quattordici sono pervenute, sono probabilmente una sovrastima.[3]
Una raccolta di sonate fu oggetto di plagio da parte di un suo presunto allievo, il castratoGiuseppe Jozzi, e apparve a nome di questi ad Amsterdam (1761).[7] La sussistenza del plagio integrale è discussa da chi ritiene che Jozzi fosse realmente autore di diversi movimenti,[7] ma la vicenda destò scandalo, e le sonate furono ripubblicate a Parigi e riattribuite all'Alberti.[1]
La pratica del basso arpeggiato, che pure non è sistematica nell'Alberti, si diffuse e si impose presto a scapito del basso continuo nella musica europea dell'epoca.[1][10]
Curiosamente proprio in Alberti la tecnica che da lui prende il nome non è considerata molto efficace: egli infatti non se ne servì nel modo fluido affermatosi ad esempio con Mozart, ma la usò spesso quasi a mo' di pedale analogamente al cosiddetto basso di Murky (a ottave spezzate) e in un'armonizzazione piuttosto statica intorno all'accordo di tonica.[11]
^Le date di nascita e di morte più spesso indicate sono rispettivamente il 1710 e il 1740, ma poco si sa della vita di Alberti: c'è chi lo vuole nato nel 1717 (e vissuto dunque ventitré anni) e chi invece, come Schubart, ricorda negli anni 1750 a Vienna un clavicembalista di nome Alberti che potrebbe identificarsi con lui (Schubart, p. 206). Come luogo di morte, invece di Roma, è citata a volte la città di Formia (Piamonte).
^Così infatti Schubart, che ricorda un Alberti brillante ma rigido a causa dell'uso di questi accordi spezzati di sua invenzione, anche se l'identificazione con Domenico è dubbia (Schubart, p. 206).
Fausto Torrefranca, Poeti minori del clavicembalo, in Rivista musicale italiana, n. 18, Torino, Società italiana di musicologia, 1910, pp. 782 ss. URL consultato il 10 novembre 2015.
Fausto Torrefranca, Le origini dello stile mozartiano, in Rivista musicale italiana, n. 28, Torino, Società italiana di musicologia, 1921, pp. 265 ss.