Doma y castración del Reino de Galicia

L'espressione "Doma y castración del Reino de Galicia" (lett. "addomesticamento e castrazione del Regno di Galizia") attribuita da Castelao a Zurita è uno dei più fecondi luoghi comuni della storia della Galizia.

Origini dell'espressione

L'espressione parte da un discorso parlamentare sul "Progetto di Costituzione", ovvero il seguente:

(ES)

«Desde que los llamados Reyes Católicos verificaron el hecho que Zurita llamó la doma y castración del Reino de Galicia, la lengua gallega ha quedado prohibida en la Administración, en los Tribunales, en la enseñanza, y en la Iglesia evitando que nosotros , los gallegos, rezásemos en nuestra propia lengua.[1]»

(IT)

«Da quando i cosiddetti Re Cattolici verificarono il fatto che Zurita chiamava l'addomesticamento e castrazione del Regno di Galizia, la lingua galiziana venne di fatto ad essere proibita nell'amministrazione, nei tribunali, nell'insegnamento, e nella Chiesa impedendo a noi, galiziani, di pregare nella nostra propria lingua.»

Anche se questo è il primo uso dell'espressione documentata, è il commento fatto in Sempre en Galiza quello che avrebbe segnato le generazioni di galleghisti:

Ascoltate ciò che dice Santillana: "...non molto tempo fa tutti coloro che fossero stati trovatori di queste parti, fossero ora castigliani, andalusi o estremaduregni, componevano tutte le loro opere in lingua galiziana o portoghese". È stato necessario eseguire una "doma y crastración de Galicia" (parole di Zurita, cronista dei Re Cattolici) affinché noi mutassimo; ma la nostra lingua ha proseguito il suo cammino fiorendo in Portogallo, e il popolo galiziano non volle dimenticarla."[2]

Sia l'ambiguità del testo che le interpretazioni posteriori avrebbero dato luogo a una confusione in cui si vennero a sommare in un unico atto di "doma y castración" un insieme di fatti separati, i quali non tutti furono influenzati dai re cattolici:

  • Il declino della letteratura galiziano-portoghese intorno all'anno 1350
  • La centralizzazione amministrativa e il controllo del Regno di Galizia che si dà come conclusa con il viaggio a Santiago di Compostela dei Re Cattolici nel 1486.
  • L'assunzione del castigliano come lingua delle classi elevate e dell'amministrazione iniziata già nel XIII secolo e che avanzava man mano in diversi campi e non ancora terminata.

Una citazione originale e completa di Zurita dice:

La Galizia si ridusse alle leggi della giustizia, dove il re poneva le sue audiencias. A quel tempo si cominciò a domare quella terra di Galizia, dato che non solo i suoi signori e i cavalieri, ma tutte le genti di quella nazione erano gli uni contro gli altri molto pericolosi e guerrieri, e vedendo ciò che succedeva dal conte - allora signore di quel regno - si andavano appianando e riducendo le leggi della giustizia nel rigore del castigo. Il re dalla Galizia ritornò a Salamanca alla fine del mese di novembre, e da quella città venne mandata la sua audiencia reale costituitasi in Galizia, affinché risiedesse in quel regno e con l'autorità dei governatori e giudici che lì presiedevano e con rigorosa procedura si venne ad amministrare la giustizia; e l'arcivescovo di Santiago affida loro la sua chiesa essendo passato per lo stato del conte di Lemos e per tutte le altre terre dei signori che vi trovano prima di arrivare al suo arcivescovato senza ricevere uditori: così duri e ostinati erano nel porre il freno e arrendersi alle leggi che li avrebbe ridotti alla pace e alla giustizia, tanto necessaria in quel regno, prevalendo in esso le armi e i suoi bandi e i continui conflitti, da cui ne conseguivano molti gravi e atroci delitti e devastazioni. Per questo e per sistemare altre cose, si fermarono alcuni giorni il re e la regina nella città di Salamanca.[3]

Note

  1. ^ X. L. García: Castelao, Otero Pedrayo, Suárez Picallo, Villar Ponte. Discursos parlamentarios (1931-1933), Sada-A Coruña, 1978, pag. 16. Resaltado propio
  2. ^ (ES) Versione in lingua originale: "Escoitade o que di Santillana: "..non há mucho tiempo cualesquier decidores é trovadores destas partes, agora fuesen castellanos, andaluces o de la Estremadura, todos sus obras componian en lengua gallega o portuguesa". Foi preciso executar a "doma y crastración de Galicia" (verbas de Zurita, cronista dos Reis Católicos) para que enmudéceramos; pero a nosa lingoa sigueu frorecendo en Portugal, e o pobo galego non quixo esquecela." - A. Rodríguez Castelao: Sempre en Galiza, 2ª edizione, Galaxia, Vigo, 1986, pagina 47
  3. ^ (ES) Versione in lingua originale: "Galicia se redujo a las leyes de la justicia, a donde el rey puso audiencias. En aquel tiempo se comenzó a domar aquella tierra de Galicia, porque no sólo los señores y caballeros della pero todas las gentes de aquella nación eran unos contra otros muy arriscados y guerreros, y viendo lo que pasaba por el conde -que era gran señor en aquel reino- se fueron allanando y reduciendo a las leyes de la justicia con rigor del castigo. Volvió el rey de Galicia a Salamanca en fin del mes de noviembre, y desde aquella ciudad se envió su audiencia real formada a Galicia, para que residiese en aquel reino y con la autoridad de los gobernadores y jueces que allí presidiesen y con rigurosa ejecución se administrase la justicia; y el arzobispo de Santiago les entregó su iglesia habiendo pasado por el estado del conde de Lemos y por todas las otras tierras de señores que hay hasta llegar a su arzobispado sin ser recibidos los oidores: tan duros y pertinaces estaban en tomar el freno y rendirse a las leyes que los reducían a la paz y justicia, que tan necesaria era en aquel reino, prevaleciendo en él las armas y sus bandos y contiendas ordinarias, de que se siguían muy graves y atroces delitos y insultos. En esto y en asentar otras cosas, se detuvieron algunos días el rey y la reina en la ciudad de Salamanca." - Anais da coroa de Aragón Archiviato il 13 aprile 2009 in Internet Archive., Libro XX, Capitolo LXIX.

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