D'azzurro, ad un delfino al naturale, nuotante, con la coda in alto, in un mare dello stesso fra due scogli di nero, moventi dai fianchi dello scudo e riunentisi nella punta; il tutto accompagnato in capo da tre gigli d'oro, posti fra quattro pendenti di un lambello di rosso.
La famiglia trasse il nome da Riva di Suzzara,[1] nella quale godettero di diritti feudali. In epoca comunale erano, assieme ai Casalodi, tra le famiglie più potenti di Mantova. Nella metà del Duecento furono cacciati dalla città dai Gaffari, stabilendosi a Suzzara. Fecero rientro a Mantova nel 1266 appoggiati dagli Arlotti.[2]
«D'azzurro, ad un delfinoal naturale, nuotante, con la coda in alto, in un mare dello stesso fra due scogli di nero, moventi dai fianchi dello scudo e riunentisi nella punta; il tutto accompagnato in capo da tre gigli d'oro, posti fra quattro pendenti di un lambello di rosso.[5]»
Note
^ Giovanni Telò, Massimo Telò, San Michele & dintorni, Fotografie di Massimo Telò, Mantova, p. 50, 1992, SBNLO10324122.
^Federigo Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, volume I, pp. 342-343, Mantova, 1954.
^Pompeo Litta, Bonacolsi di Mantova, Ferrario, 1824.
^ Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, Bologna, 1886, Vol.2.
Bibliografia
Mario Castagna, Valerio Predari, Stemmario mantovano, Vol. II, Montichiari, Zanetti, 1992.
Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, Bologna, 1886, Vol.2, ISBN non esistente.
Giovanni Telò, Massimo Telò, San Michele & dintorni, Fotografie di Massimo Telò, Mantova, 1992, SBNLO10324122.