Congregazione ProvincialeLa Congregazione Provinciale era l'assemblea rappresentativa dei sudditi benestanti di ciascuna provincia del Regno Lombardo-Veneto. StrutturaCiascuna congregazione era presieduta di diritto dal Regio Delegato, il capo dell'amministrazione provinciale nominato dal Governo. Vi prendevano parte un deputato borghese della città capoluogo, e un numero pari di aristocratici e possidenti variabili da otto per le province maggiori (tra cui Milano e Brescia), sei per le intermedie e quattro per le minori (tra cui Sondrio). Era richiesto il domicilio in provincia, l'età minima di trent'anni e un patrimonio di almeno 12.000 lire. I primi deputati furono nominati direttamente con decreto imperiale, nel 1815 in Veneto e nel 1816 in Lombardia, mentre per il rinnovo, che doveva avvenire per metà ogni tre anni, era prevista la nomina da parte del Governo su proposta della Congregazione Centrale, che a sua volta sceglieva i candidati su terne presentatele sia direttamente dalle città capoluogo, sia dalle stesse congregazioni provinciali uscenti sulla base delle proposte dei comuni ordinari. L'incarico di deputato provinciale era svolto a titolo gratuito. FunzioniI poteri della congregazione erano fortemente limitati, il reale potere essendo saldamente nelle mani dei Regi Delegati. Alla congregazione era richiesto di votare sulle imposte provinciali, sui bilanci comunali, sul mantenimento e la costruzione dei canali e delle strade provinciali, e sugli istituti benefici quali ospedali, ospizi ed orfanotrofi. Era concesso inoltre di presentare petizioni alle congregazioni centrali. Alle dipendenze della congregazione si trovavano quattro funzionari economi retribuiti: un referente, un cassiere, un controllore e un revisore dei conti. Le congregazioni, come tutte le altre magistrature civili, furono sospese durante il periodi di governo militare del Regno fra il 1848 e il 1856. Voci correlateCollegamenti esterni
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