Concentrazione micellare criticaLa concentrazione micellare critica, comunemente abbreviata come CMC, rappresenta il valore di concentrazione di una soluzione di tensioattivo alla quale, una volta aggiunta o superata la temperatura di Krafft (temperatura micellare critica), un certo numero di monomeri si aggrega, portando alla formazione di micelle. Esistono diverse definizioni teoriche della CMC, tra le quali una delle più note è la seguente, che esprime la CMC come concentrazione totale di tensioattivo per la quale è soddisfatta la condizione dove F è una funzione data dalla somma delle concentrazioni della micella e del monomero ciascuno moltiplicato rispettivamente per le costanti proporzionali a e b, mentre C indica la concentrazione totale. Raggiunta la concentrazione micellare critica si osserva una forte variazione del comportamento ideale di varie proprietà chimico-fisiche della soluzione, come ad esempio la conducibilità elettrica, densità, tensione superficiale, pressione osmotica e solubilità di un composto poco solubile (quale può essere un idrocarburo o un lipide insolubili in acqua). La CMC viene appunto determinata sperimentalmente misurando la variazione di una di queste proprietà in funzione della concentrazione di tensioattivo. A concentrazioni molto alte di tensioattivo generalmente si osserva la formazione di cristalli liquidi liotropici. Fattori influenzanti la CMCLa concentrazione micellare critica dipende sia dalla natura del tensioattivo sia, nel caso di sistemi reali multidispersi (ovvero di micelle aventi dimensione non uniforme), dal metodo utilizzato per la sua determinazione. Ha influenza anche l'eventuale aggiunta di elettroliti o non elettroliti. Sintetizzando i fattori influenzanti la CMC:
Bibliografia
Collegamenti esterni
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