I comuni del Messico (municipios in spagnolo) sono il secondo livello amministrativo del paese, dopo lo stato federato. Ci sono 2 438 comuni nel paese, la cui organizzazione e responsabilità sono delineate nel 115º articolo della Costituzione messicana[1], poi espanse nelle costituzioni degli stati a cui appartengono.
Tutti gli stati messicani sono suddivisi in comuni. Ogni comune è amministrativamente autonomo; i cittadini eleggono un presidente comunale che è a capo del consiglio comunale, responsabile dell'approvvigionamento dei pubblici servizi.
Questo concetto, che ha avuto origine in seguito alla Rivoluzione messicana è conosciuto come municipio libre ("Comune libero"). Il presidente comunale è a capo della giunta comunale; è eletto a suffragio e non può essere rieletto per il successivo mandato. Il consiglio comunale è composto da un cabildo (presidente) e un síndico (sindaco) e diversi regidor (fiduciari).
Se il comune ricopre una vasta area e al suo interno ci sono più di una città o paese (chiamate localidades), una città o paese è scelta come cabecera municipal (capoluogo) mentre le restanti eleggono rappresentanti alla presidencia auxiliar o junta auxiliar (giunta ausiliaria).
Gli stati della parte Nord-Ovest e quelli della parte sud-est sono suddivisi in pochi ma grandi comuni (per esempio Bassa California è suddivisa in 5 comuni che includono numerose localidades e città). Per contro gli stati del Centro e della parte sud-ovest, sono suddivisi in molti comuni (ad esempio Oaxaca è divisa in ben 570 comuni) ognuno dei quali corrisponde ad una singola conurbazione.
Compiti assegnati ai comuni
I comuni sono responsabili dei servizi pubblici (come acqua e fognature), illuminazione stradale, sicurezza pubblica, traffico, supervisione dei macelli e della pulizia e mantenimento dei parchi pubblici, giardini e cimiteri. Inoltre si affiancano allo stato e al governo federale nell'educazione, vigili del fuoco, ospedali, protezione ambientale e mantenimento dei monumenti storici. Dal 1983 possono imporre tasse ed imposte per il proprio sostentamento in aggiunta a quelli che sono i normali fondi ottenuti dallo stato e dal governo federale.
Storia
Sin dalla conquista e colonizzazione del Messico, i comuni sono diventati l'entità giuridica base dell'organizzazione amministrativa della Nuova Spagna e dell'Impero Spagnolo.
Stabili in posizioni strategiche ricevettero lo status di città (superiore per rango a quello di Vila o pueblo) e furono autorizzate a creare un consiglio o una giunta comunale. Dopo l'indipendenza, la Costituzione del Messico del 1824 non diede alcuna specifica in merito alla regolamentazione dei comuni le strutture e la responsabilità dei quali veniva descritto dalla costituzione del proprio stato federale d'appartenenza. Come tali, ogni stato li regolamentò in base alle proprie esigenze attribuendo solitamente i comuni in base alla popolazione. La Costituzione del 1917 abolì la jefatura política (autorità politica), l'autorità amministrativa intermediata tra gli stati e convertì tutti gli esistenti comuni in municipios libres (comuni liberi), ai quali furono dati piena autonomia nell'amministrazione degli affari locali, mentre allo stesso tempo furono ristrette altre competenze.[2] Tuttavia, nel 1983 il 115º articolo della Costituzione fu modificato concendendo all'autorità dei comuni la possibilità di creare profitti attraverso l'imposizione di tasse locali e di altri servizi e di formulare un proprio bilancio.
Caso particolare è quello di Città del Messico che, pur essendo un comune, ha tutte le caratteristiche politiche amministrative di un'entità federale a sé stante, non facendo parte di nessuno Stato federale.