CleuasmoIl cleuasmo è la figura retorica (da non confondersi con il chiasmo) che consiste nell'atto dell'oratore di sminuirsi, cercando così, con una professione di umiltà, con falsa modestia, di attirarsi le simpatie dell'uditorio.[1] Il nome deriva dal greco antico χλευάζω?, chleuázo, che significa "diminuisco", "sminuisco", e dal sostantivo in greco antico χλευασμός?, chleuasmós, che significa "sarcasmo", "ironia". Un classico esempio di cleuasmo si trova nelle Lettere Provinciali del filosofo francese Blaise Pascal, opera nella quale l'autore interroga i sapienti con simulata umiltà. Altro esempio ci viene dalla presentazione attribuita a Socrate: (GRC)
«Ἓν οἶδα ὅτι οὐδὲν οἶδα» (IT)
«Solo questo so, di non sapere niente» EsempiPer esempio, si comincia il discorso su un argomento delicato, di cui gli uditori sanno che si è specialisti, con: «... non ne so un granché e quindi non posso che contribuire a proporre il problema...». Con questa frase si cerca di attirare su di sé perlomeno un po' di fiducia se non proprio la simpatia partecipata di coloro che ascoltano. Il termine fu usato da Demostene e da altri retori greci. È frequente l'uso in Dante, Manzoni e molti altri. Alcuni esempi:
Note
Bibliografia
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