Cielo sulla palude
Cielo sulla palude è un film italiano del 1949 diretto da Augusto Genina, basato sulla vicenda di Maria Goretti. Per esso Genina vinse il Leone d'argento ed il Nastro d'argento al miglior regista.[1] TramaLa povera famiglia di Luigi Goretti, bracciante agricolo, dopo molto tempo trova finalmente alloggio e lavoro nel casolare abitato dai ricchi coloni Serenelli, padre e figlio, anche se in una malsana zona paludosa, vicino a Nettuno. In particolare il giovane e instabile Alessandro Serenelli è preso da una passione morbosa per la figlia maggiore di Luigi, Maria: infatti, dapprima cerca di attrarla con qualche gentilezza, poi tentando di usarle violenza e, respinto dalla ragazza, giunge al punto di minacciarla. All'ennesimo rifiuto, il ragazzo l'aggredisce: come risultato della violenza, durante la quale il ragazzo si rivela in possesso di un coltello, Maria morirà dopo una lunga agonia sopportata con ferma fede e dopo aver addirittura perdonato il suo assassino. Infatti, dopo l'omicidio, quest'ultimo si pentirà immediatamente, pur venendo comunque condannato per il crimine commesso. ProduzioneIl film rientra nel filone melodrammatico comunemente detto strappalacrime, allora molto amato dal pubblico italiano sebbene malvisto dalla critica cinematografica coeva, che solo negli anni settanta rivaluterà tali opere, coniando il termine neorealismo d'appendice. Nonostante il successo ricevuto, Ines Orsini recitò soltanto in un altro film, Il segreto di Fatima del 1951 del regista spagnolo Rafael Gil. RipreseLe riprese si sono svolte durante l'estate del 1949: gli interni furono realizzati presso gli stabilimenti di Cinecittà a Roma, mentre le scene esterne furono realizzate a Nettuno.[2] DistribuzioneIl film venne distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 24 novembre del 1949.[2] AccoglienzaCritica«La storia del martirio di Maria Goretti, narrata in termini agiografici, quasi di esaltazione religiosa, ma con agganci precisi al mondo umano e sociale in cui si è svolta, il mondo contadino gretto e chiuso, del principio del secolo, descritto in termini neorealistici. È il tema di questo film del dopoguerra diretto da Genina, dopo sette anni di silenzio. Ai film fascisti e bellicosi di prima si sostituisce ora un film di ispirazione cristiana, devoto, esaltato ed esaltante, ma il fondo del problema artistico non cambia. Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare.[3] Riconoscimenti
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