La chiesa di Santa Maria di Monserrato o chiesa delle Croci è un edificio di culto ubicato nel centro storico di Palermo in via delle Croci e via Carlo Alberto dalla Chiesa, adiacente al viale della Libertà a fianco del Giardino Inglese. Altrimenti nota come Cappella del Rifugio o Conservatorio delle Povere di Cifuentes sotto il titolo di «Maria dei Sette Dolori».
Storia
XVI secolo, Pietro de Luna, duca di Bivona, è proprietario della villa e del terreno ubicate fuori le mura.
1575, La villa e le pertinenze sono utilizzate come lazzaretto per la peste di San Carlo Borromeo[1], che colpì con due diverse veicolazioni del morbo: da sud, penetrando da Sciacca, importata dai corsari italiani che avevano saccheggiato la zona di Orano.
1600, Restauro effettuato da Luca Cifuentes. L'edificio è trasformato in residenza temporanea per i Viceré di Sicilia che vi soggiornavano al loro arrivo a Palermo in attesa dell'insediamento con trionfale accoglienza.[1] Per breve tempo il complesso rientra nelle proprietà amministrate dal Monastero di San Giovanni dell'Origlione.[2]
1624, Le strutture sono adibite nuovamente a lazzaretto per la nuova ondata di peste.
1668, Trasformazione in ospizio per fanciulle povere della Congregazione del «Rifugio dei Poveri», sodalizio istituito nel 1632. La nuova destinazione provoca l'incremento di nuovo fervore e sostenitori patrocinatori.[3]
1690 4 aprile, L'arcivescovo Ferdinando Bazan y Manriquez[4] su suggerimento del predicatore Antonio da Olivadi (al secolo Giuseppe Punteri) guida a Palermo dei missionari cappuccini[5], organizza una processione per la raccolta di elemosine verso i luoghi della zona del Reclusorio, in quanto rievocavano il paesaggio del Calvario della Passione di Cristo. In quella occasione furono piantate sulla pianura antistante la villa sei croci e una dinanzi alla scala d'ingresso della cappella. Da quel momento l'area fu indicata con il toponimo Piano delle sette Croci. Asdrubale Termini intitola la chiesa col nome di «Maria dei Sette Dolori».
1844, La proprietà è assegnata dal tribunale a Ernesto Wilding, principe di Butera.
1943, Durante la seconda guerra mondiale il conservatorio fu colpito e quasi completamente distrutto da un bombardamento. Dell'originaria costruzione è scampata alle distruzioni solo la cappella. Il complesso edilizio ormai non più destinato a conservatorio è ricostruito è riadattato. L'antica chiesa di Santa Lucia al Borgo distrutta dagli eventi bellici è demolita. Il titolo passa alla chiesa di Santa Maria di Monserrato.
1981, Restauro dei dipinti murali a tempera della chiesa ad opera del Laboratorio di restauro di Palermo.
2007 - 2008, Ultimati i lavori di restauro delle coperture, dei dipinti della volta e del catino absidale. Lavori di restauro della facciata della chiesa.
Facciata
Il prospetto presenta una loggia con tre arcate[6] in conci di tufo, secondo il gusto romantico del rudere medievale. Il restauro è una combinazione dalle linee gotiche derivate dalla contaminazione normanno - chiaramontano - catalano, per definire la costruzione resa mutile dal taglio della strada. Il piano di calpestio è raccordato alla sede stradale con due scalinate.[7] Una loggetta campanaria sormonta il prospetto laterale.
Interno
Interno a navata unica con tre altari collocati in cappelle e nicchie parietali, sottocoro con volte a crociera e tre arcate ribassate che sostengono il coro tripartito.[6] La volta a botte presenta affreschi raffiguranti Maria addolorata ai piedi della croce, angeli alati, due cori di puttini dipinti a monocromato, quattro medaglioni recanti le figure di Sant'Agostino, Santa Monica, Sant'Alfonso Maria de' Liguori e Santa Rosalia.
1668, Rifugio e conservatorio delle povere di Cifuentes sotto il titolo di «Maria dei Sette Dolori» ossia delle Croci.[8] La cappella della struttura scampata agli eventi bellici costituisce l'attuale luogo di culto.
1570, Il «Borgo», quartiere periferico della città in via d'espansione, fu voluto da Carlo d'Aragona Tagliavia, Principe di Castelvetrano, presidente del Regno, Viceré di Sicilia. Un'ampia parte del quartiere era posseduta dalla famiglia Fornaja che intorno al 1571 fondò una piccola chiesa, annessa al Collegio di Maria, dedicata alla Madonna di Monserrato.[10] I Fornaja erano titolari del patrocinio del cappellone.
1575, Gran parte delle strutture del quartiere ubicato fuori le mura sono utilizzate come lazzaretti per la peste.[1]
1775 10 marzo, Dopo circa due secoli di attività, conseguenza dell'ingrandimento del borgo, il titolo parrocchiale fu trasferito a codesto luogo di culto, che fu ristrutturato su progetto dell'architetto del Senato Palermitano Nicolò Palma sotto il governo del Viceré di SiciliaMarcantonio Colonna, Principe di Stigliano.[13]
1943, In seguito ai bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale la chiesa fu gravemente danneggiata e poi demolita. Dalle macerie furono recuperati alcuni altari ed altri elementi marmorei sistemati nella chiesa di San Luigi in via Ugdulena. Il titolo parrocchiale fu trasferito alla chiesa di Santa Maria di Monserrato.
Architettura
La chiesa presentava una facciata con lo stemma della città di Palermo sopra il portale centrale, affiancato da due portali minori: l'aquila recante un cartiglio con la scritta "S.P.Q.P", e godeva una particolare attenzione da parte del Senato Palermitano. Vi era inoltre una nicchia con il piccolo simulacro dell'Immacolata Concezione.
L'edificio presentava un impianto a croce greca con sedici colonne, un cappellone e due altari.[12]
Sul lato sinistro è documentata la Cappella del Crocifisso ove era custodito il Crocifisso, il cui culto è oggetto della costituzione della confraternita, il cui simulacro è attualmente custodito nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, la venerazione e i riti processionali del venerdì santo costituiscono il fulcro dei riti della Settimana Santa di Palermo.[12]
1820, Gli appartenenti alle maestranze dei trafficanti, dei maestri e dei padroni di barca si costituirono in confraternita sotto il titolo di «Madonna di Monserrato».
1830 10 settembre, Approvazione dello statuto, le regole prefiggevano come scopo principale la diffusione del culto di Gesù morto e dell'Addolorata, compito da tramandare da padre in figlio.
Il seicentesco simulacro in cartapesta del Crocifisso d'autore ignoto, in passato custodito nella cappella sinistra, da tempo venerato dagli abitanti del borgo, determinò la costituzione del sodalizio noto come Congregazione del Santissimo Crocifisso al Borgo sotto il titolo della «Madonna di Monserrato».
Lazzaretto di Santa Lucia al Borgo
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