Chiesa di Santa Maria Maggiore (Castel San Pietro Terme)
La chiesa di Santa Maria Maggiore è la parrocchiale di Castel San Pietro Terme, in città metropolitana ed arcidiocesi di Bologna; fa parte del vicariato di Budrio-Castel San Pietro Terme. StoriaLa primitiva cappella di Castel San Pietro venne edificata probabilmente all'inizio del XIII secolo[1][2] e la sua costruzione durò presumibilmente 9 anni[3]. Al suo completamento, la chiesa fu affidata all’Arcidiacono di Bologna e, nel 1228, divenne Rettorato su iniziativa dei cittadini castellani[3]. A questa chiesetta fu affiancato nel 1364 il campanile[1]. In seguito ad una pestilenza che decimava la popolazione a Bologna, il Papa si rifugiò proprio a Castel San Pietro e nel 1410 concesse alla parrocchiale di questo paese il titolo onorifico di cattedrale[1]. Lo stesso anno la peste raggiunse il paese, e la chiesa, abbandonata dal Papa, perse il suo titolo onorifico[3]. Essa venne quindi affidata al Monsignor Marcantonio Malvezzi, al quale poi si successero, fino al 1500, i parroci eletti dai cittadini[3]. È accertato che nel 1535 la chiesa era già dotata di fonte battesimale[1]. Nel 1580 questa venne elevata al rango di pieve[1]. Nel 1641 venne realizzata la cappella laterale di San Vincenzo[1] e tra il 1649 ed il 1650 la parrocchiale subì dei lavori di ingrandimento e di restauro, voluti dall'arciprete don Alessandro Comelli e condotti su progetto di Francesco Martini[1]. Nel 1699 l'edificio venne nuovamente ampliato per volere di don Ottavio Scarlattini e su disegno di Giuseppe Torri[1]. La nuova parrocchiale, voluta da don Giovan Battista Bertucci, è frutto di un rifacimento condotto da Alfonso Torreggiani – il progetto originario, poi giudicato troppo costoso, era stato elaborato da Giancarlo Bibiena[1] – tra il 1752 ed il 1757[1]; l'abside non fu poi costruita secondo il disegno poiché, per realizzarla, si sarebbe dovuta chiudere la strada retrostante la pieve[1]. Tra il 1775 ed il 1808 furono edificate le cappelle laterali e la torre campanaria venne restaurata[1]. Nel XIX secolo la parrocchiale divenne oggetto di alcuni altri lavori, tra cui, nel 1897, il rifacimento del pavimento[1]. Nel 1942 la facciata fu rifatta e la pieve subì dei lavori di ristrutturazione nel 1954 e nel 1988[1]. InternoL'unica grande aula presenta quattro altari sul lato a destra e due altari con due cappelle sul lato sinistro.[4]
La prima cappella a sinistra del XVII secolo è dedicata alla Madonna del Rosario e presenta l'altare post-conciliare in legno verniciato[1]. La cappella conserva parte di un affresco proveniente da un antico oratorio della Confraternita della Madonna del Rosario, affresco che fu poi strappato per essere collocato all'interno del nuovo edificio, e che raffigura la Madonna del latte.[6].
Sempre nel medesimo lato di destra è posta la tela Gesù crocifisso tra i Santi Pietro e Andrea di attribuzione non certa.[7]
Nel secondo altare sinistra è collocato il dipinto sempre di Jacopo Alessandro Calvi Tobia e l'angelo.[11] Nella cappella successiva a sinistra vi è la grande tela Madonna col Bambino e santi, dell'imolese Gaspare Sacchi. È una sacra conversazione rinascimentale, realizzata a olio su tela nel 1517, dove l'artista raffigura la Madonna con il Bambino e otto santi.[12].[13] Sul lato destro del presbiterio vi è l'altare dove è collocato il dipinto di Prospero Fontana La disputa di Santa Caterina realizzato a olio su tela tra il 1560 anno della commissione, e il 1575 anno di in cui la tela era terminata.[14] La prima cappella scendendo dal presbiterio, sul lato destro dell'aula, conserva la tela opera di Giuseppe Marchetti Maria Bambina con i santi Anna, Agata e Gioacchino eseguita ad olio su tela nel XVIII secolo.[15] La canonica della chiesa conserva la tela di Bartolomeo Passerotti della Madonna del Rosario olio su tela realizzata tra il 1578 e il 1589.[17] La Madonna del Rosario è la patrona della città che conserva una statua votiva raffigurante la Madonna del Fossombrone posta sopra una colonna sulla piazza centrale.[18] Note
Bibliografia
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