Sin dai tempi antichi sorgeva a Belvedere una piccola chiesa a forma di capanna, una delle sei chiesette che fungevano da corona alla basilica di Sant'Eufemia a Grado[1].
La chiesa di Belvedere, con annesso un cimitero[2], venne ricostruita nel XVII secolo per interessamento dei signori Savorgnan[3], dei quali Belvedere era un feudo. Nella prima metà del XVIII secolo questo edificio si rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli e, così, fu edificata nel 1746 l'attuale parrocchiale, voluta anche da Francesco Savorgnan[3][4]. Essa fu consacrata nel 1749 dall'ultimo patriarca di AquileiaDaniele Dolfin. La struttura fu poi ampliata nel 1850 mediante la realizzazione delle cappelle laterali[3].
Descrizione
L'edificio religioso si trova sulla sommità di una duna, una delle poche rimaste e caratterizzante il litorale. La facciata principale è esposta ad ovest e la torre campanaria è addossata al prospetto laterale sud. Sul sagrato, presso la porta d'ingresso, si trova un mosaico raffigurante un pavone. Simbolo per i primi cristiani della risurrezione e della vita eterna, ricorda i mosaici aquileiesi[5].
La chiesa è ad aula unica. Le opere di pregio all'interno sono di artisti veneziani, tra cui le statue degli angeli dell'altar maggiore di Giovanni Maria Morlaiter e una copia della pala d'altare Madonna del Rosario con i santi Domenico, Giovanni Nepomuceno, Antonio abate, Sebastiano e Marco di Gianantonio Guardi. L'originale, asportato negli anni ottanta del Novecento[5], è oggi conservato nella Pinacoteca dei musei provinciali presso palazzo Attems-Petzenstein a Gorizia[4]. Il dipinto fu commissionato dal conte Francesco Savorgnan, realizzato dopo che l'artista ebbe visitato la località e collocato nella chiesa di Belvedere nella metà del 1700[1].
Note
^abcEleonora Franzin, Nel vortice della storia, su iMagazine, 25 maggio 2018. URL consultato il 10 giugno 2020.
^Christian Massaro, Gaudet Aquileia Mater, su Voce isontina, 26 settembre 2016. URL consultato il 10 giugno 2020.