Chiesa di San Vincenzo (Gravedona)
La chiesa di San Vincenzo è una chiesa parrocchiale del vicariato di Gravedona, situata a Gravedona ed Uniti, comune in provincia di Como. StoriaL'edificio sorge in corrispondenza di un'antica area sacra pagana, poi occupata da una costruzione paleocristiana[1] del V secolo[2][3] di cui sono ancora visibili alcune epigrafi[4] tombali (datate rispettivamente 502 e 508)[5] e un tratto di pavimentazione che, all'interno della cripta, potrebbe coincidere con l'originaria zona presbiteriale[6]. Risale invece alla seconda metà dell'XI secolo l'edificazione romanica della chiesa,[2] ricostruibile grazie alla precisa relazione di Filippo Archinti in occasione di una visita pastorale. L'edificio, consacrato la prima domenica di settembre del 1072,[1][2] era suddiviso in tre navate con 14 pilastri e coperto da un soffitto a cassettoni. La struttura terminava in tre absidi, ognuna contenente un altare, di cui quella maggiore dipinta, sopraelevata e chiusa da cancelli di ferro. Occupava la prima campata una tribuna con altare, raggiungibile tramite due scale laterali in pietra; l'entrata principale era collocata sulla facciata, mentre una seconda si apriva sul lato settentrionale. Il presbiterio aveva una pianta semicircolare.[7] Era invasa dall'acqua la cripta triabsidata, sorretta da trenta colonne e dedicata a sant'Antonio.[8] Di questa costruzione sono ancora visibili tratti di muratura esterna e delle absidi, nonché la cripta successivamente innalzata.[6] Nel 1600 circa ha inizio la ristrutturazione che, nel corso dello stesso secolo,[1] porterà al raggiungimento dell'aspetto attuale della struttura della parrocchiale. Gli interventi Seicenteschi consistettero nella riduzione delle navate a una sola, nell'innalzamento del pavimento e delle pareti esterne e nella costruzione del presbiterio quadrangolare.[7] Nello stesso secolo, che peraltro vide la riconsacrazione della chiesa per mano del vescovo di Como Lazzaro Carafino (1627), iniziò la costruzione di due oratori delle confraternite, rispettivamente dedicati a San Michele e Santa Marta.[7] Ulteriori lavori si registrarono del Settecento, con la trasformazione del presbiterio quadrilatero in un'abside semiottagonale.[7] I lavori termineranno nel 1726 con l'edificazione del portico in facciata a due ali,[8] la costruzione dell'oratorio della Buona Morte[7] e, sotto la guida del capomastro Antonio Cometto, l'assemblaggio del coro.[8] Negli anni successivi si realizzarono interventi di abbellimento con l'introduzione di tele, affreschi e opere in scagliola e marmo.[8] DescrizioneLa chiesa è occupata da una sola navata con tre cappelle per lato. Il portico esterno accoglie l'oratorio di San Michele (a sinistra), diventato sede della Confraternita del Santissimo Sacramento e quello di Santa Marta, sopra il quale era collocato il lazzaretto degli appestati.[6][9] Sul lato nord si trovano finestrelle romaniche alternate a lesene sottili murate sotto due file sovrapposte di archetti pensili.[10] Decorazione Interna
Sulle pareti della chiesa si trovano dipinti primocinquecenteschi, realizzati da artisti formatisi in Lombardia o a Roma.[4] Degne di nota sono alcune delle pale delle cappelle laterali, in particolare:
Gli affreschi della navata furono realizzati da Luigi Tagliaferri,[7] mentre quelli del coro da Giovan Pietro Scotti[4]. La sacrestia è arredata con ricchi armadi Seicenteschi[4] intagliati, sormontati da statue lignee attribuite a Antonio Raffaele Falilela,[7][12] oltre ad antichi oggetti liturgici[7] come la riproduzione di una croce astile di Francesco di Gregorio (1508)[4]. Il paliotto dell'altare laterale è realizzato in scagliola ed è ornato da un motivo floreale.[9] L'organo, meccanico a due manuali, fu realizzato da Vittorio Ermolli di Varese nel 1894. CriptaLa cripta - forse nata come luogo di culto pagano[5] - è posta ad un livello inferiore ed è raggiungibile tramite una scala esterna all'edificio[13]. In origine più estesa e divisa in sette navatelle[4] triabsidate,[13] la cripta è stata modificata perché potesse reggere un peso maggiore[10],[13] rimpicciolita[13] e mutilata in seguito alla ristrutturazione Seicentesca.[14] Sostengono le volte a crociera delle colonne sottili a base cubica, dotate di angoli smussati.[13] I capitelli, della stessa forma, sono sormontati da pulvini ad anello.[13] La cripta conserva ancora alcuni affreschi dei secoli XII e XIV,[4][15] oltre a capitelli romanici o, comunque, risalenti all'Alto Medioevo[4]. Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
|