Chiesa di San Bartolomeo (Calestano)
La chiesa di San Bartolomeo è un luogo di culto cattolico dalle forme neoromaniche, situato in strada Comunale della Chiesa a Ravarano, frazione di Calestano, in provincia e diocesi di Parma; fa parte della zona pastorale di Calestano-Felino-Sala Baganza. StoriaIl luogo di culto originario fu costruito in località Borello in epoca medievale; la più antica testimonianza della sua esistenza risale al 1230, quando la cappella fu menzionata nel Capitulum seu Rotulus Decimarum della diocesi di Parma tra le dipendenze della pieve di Bardone.[1] L'edificio fu successivamente nominato in documenti sia nel 1299 sia nel 1354, ma la sua intitolazione a san Bartolomeo fu citata soltanto a partire dal 1493.[1] Nel 1560 la chiesa fu elevata a sede di parrocchia autonoma.[1] Nel 1589 una rovinosa frana distrusse l'antico tempio medievale. A causa dell'accesa rivalità tra gli abitanti dei due borghi di Villa e Castello, nel 1602 furono avviati i lavori di costruzione di un luogo di culto in ciascuna delle due località;[1] la chiesa di Villa, in stile tardo-rinascimentale, fu completata nel 1676.[2] Agli inizi del XVIII secolo le due parrocchie furono unificate in quella di San Bartolomeo di Villa,[1] ove il piccolo tempio fu ristrutturato con l'edificazione delle cappelle laterali e della sagrestia.[2] Tra il 1905 e il 1920 la chiesa fu modificata con la realizzazione delle copertura a volta in sostituzione delle capriate lignee e il prolungamento della navata di una campata; nel 1934 gli interni furono decorati con affreschi, mentre nel 1942 furono aggiunti l'altare maggiore e quelli dedicati alla Madonna Addolorata e a san Bartolomeo in marmo di Carrara; infine nel 1949 fu costruita la nuova facciata in stile neoromanico e fu sopraelevato il campanile.[2] Il 23 dicembre del 2008 un forte terremoto colpì il territorio causando gravi lesioni alla volta di copertura della navata; il tempio fu chiuso al culto[3] e nel 2009 furono avviati i lavori di restauro e consolidamento strutturale,[2] completati nel 2013.[3] DescrizioneLa chiesa si sviluppa su un impianto a navata unica affiancata da due cappelle per lato, con ingresso a nord-est e presbiterio a sud-ovest.[2] La simmetrica facciata a salienti, rivestita parzialmente in laterizio, è suddivisa verticalmente in tre parti. L'avancorpo centrale, lievemente aggettante, è tripartito da quattro lesene, elevate su un basamento cementizio e collegate in sommità da arcate a tutto sesto; al centro è collocato l'ampio portale d'ingresso strombato, coronato da una lunetta a tutto sesto e da una cuspide in calcestruzzo ornata con un motivo in mattoni a denti di sega; più in alto si apre un grande rosone con cornice modanata; ai lati si trovano, all'interno di specchiature intonacate, due alte nicchie in laterizio ad arco a tutto sesto; a coronamento si allunga un cornicione in calcestruzzo arricchito da un motivo a denti di sega. Ciascuno dei due corpi laterali è delimitato da due lesene collegate da un arco a tutto sesto in sommità; al centro è collocata una stretta nicchia intonacata.[2] I fianchi e il retro, illuminati da piccole aperture a lunetta in sommità, sono rivestiti in pietra a maglia irregolare; a metà del lato destro si erge su tre ordini il campanile intonacato; la cella campanaria si affaccia sulle quattro fronti attraverso ampie monofore ad arco a tutto sesto; in sommità si eleva nel mezzo un'aguzza guglia a pianta ottagonale in rame, tra quattro piccoli pinnacoli posti sugli spigoli.[2] All'interno la navata, coperta da una volta a botte lunettata affrescata, è affiancata dalle arcate a tutto sesto attraverso le quali si affacciano le cappelle laterali, chiuse superiormente da volte a botte.[2] Il presbiterio, lievemente sopraelevato, è preceduto dall'arco trionfale a tutto sesto, retto da paraste coronate da capitelli dorici; l'ambiente, coperto da una volta a botte lunettata decorata con affreschi a grottesche, accoglie l'altare, con mensa in marmo di Carrara proveniente dall'altare maggiore sul fondo;[2] più in alto si staglia la pala settecentesca.[1] Note
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