Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Marano di Valpolicella)
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è la parrocchiale di Marano di Valpolicella, in provincia e diocesi di Verona[1]; fa parte del vicariato della Valpolicella. StoriaLa prima citazione di una cappella a Marano, edificata forse tra i secoli XII e XIII e dipendente dalla pieve di San Floriano, risale al 1408[1]. Dalla relazione della visita pastorale del 1458 del vescovo di Verona Ermolao Barbaro si legge che la chiesa, descritta come "pulcherrima et valde ornata", era stata ricostruita da poco; negli atti della visita del vescovo Luigi Lippomano si legge che questo luogo di culto si componeva di un'unica navata, sulla quale si affacciavano due cappelle laterali[1]. Nel 1773, dopo che i maranesi avevano ottenuto il permesso di riedificare la chiesa, iniziarono i lavori; la struttura, disegnata da Adriano Cristofali, venne portata a termine quattro anni dopo, mentre l'erezione a parrocchiale fu decretata il 24 dicembre 1797 dal vescovo Giovanni Avogadro[1]. La chiesa venne dichiarata pericolante nel 1921 e, dopo molte incertezze, tre anni dopo fu posta la prima pietra della nuova parrocchiale, progettata dall'ingegner Luigi Marconi; l'edificio, che andò ad inglobare parte del luogo di culto settecentesco, venne terminato nel 1937 e consacrato il 19 marzo 1978 dal vescovo Giuseppe Carraro[1]. Nel 2004 fu eseguito il rinnovamento dell'impianto di illuminazione e nel 2008 la chiesa venne adeguata alle norme postconciliari[1]. DescrizioneEsternoLa facciata a capanna della chiesa, rivolta a occidente e scandita da quattro lesene d'ordine composito sorreggenti il timpano architettura, presenta al centro il portale d'ingresso lunettato e ai lati due nicchie ospitanti le statue raffiguranti i Santi Pietro e Paolo[1]. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, il cui progetto, originariamente disegnato da Adriano Cristofali, fu successivamente rivisto e modificato da Luigi Trezza; la cella campanaria presenta su ogni lato una serliana ed è coronata dalla cupola poggiante sul tamburo[1]. InternoL'interno dell'edificio, a pianta centrale, si compone di un'ampia aula circolare posta nel mezzo, coronata da un tamburo con otto oculi e da una cupola con lanterna; lo spazio è attorniato da un corridoio a copertura piana, illuminato da una serie di oculi e separato dall'aula da coppie di colonne corinzie a sostegno della trabeazione perimetrale, e da quattro bracci voltati a botte e disposti ortogonalmente tra loro, formando due assi: uno unisce l'ingresso a ovest e il lungo presbiterio a est, mentre l'altro collega la cappella a sud e quella a nord, che occupa parte della navata della chiesa preesistente. Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, è affiancato sulla sinistra dalla cappella feriale, ricavata da un'ampia porzione dell'aula del luogo di culto settecentesco[1]. Tutti gli spazi sono riccamente decorati: le pareti sono scandite da lesene corinzie, mentre le coperture sono ornate con stucchi e affreschi[1], eseguiti tra il 1944 e il 1947 rispettivamente da Ettore Cavazza e da Aldo Tavella[2]. L'organo a canne, realizzato tra il 1989 e il 1991 da Giorgio Carli recuperando l'antico strumento della ditta Gaetano Zanfretta proveniente dalla chiesa settecentesca, presenta una cassa chiusa con due pannelli dipinti da Gianfranco Ghidoli[3]. Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
|