Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo nuova (Trento)
La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo nuova è la parrocchiale di Sardagna, frazione di Trento in Trentino. Risale al XVIII secolo.[1][2] StoriaSino al XVIII secolo a Sardagna la principale chiesa fu la curiaziale con identica dedicazione ai Santi Filippo e Giacomo, costruita in posizione panoramica ed accanto al camposanto. In seguito la chiesa vecchia divenne cimiteriale e sussidiaria.[1][2] Nella prima metà del XVIII secolo fu necessario pensare ad un edificio di maggiori dimensioni a causa dell'aumentato numero di fedeli nel paese, quindi fu costruito il nuovo luogo di culto, che venne solennemente consacrato nel 1742 da Gian Michele Spaur, vescovo suffraganeo.[1] Ebbe la concessione del fonte battesimale nel 1787. La data che riporta è 1788 perché venne sistemato nella chiesa solo allora.[1] Nella seconda metà del secolo successivo gli interni vennero arricchiti con stucchi realizzati da Luigi Comitti e la sala venne ampliata con l'inserimento di nuove parti presbiteriali ed absidali. Poi venne rifatta la copertura della torre campanaria, in coppi di laterizio, quindi furono aperte due nuove finestre nell'abside.[1] Ottenne dignità parrocchiale nel 1910 e subito dopo fu oggetto di interventi decorativi curati da Francesco Giustiniani. Circa venti anni dopo, e sino al 1943, iniziarono nuovi lavori aventi lo scopo di migliorarne l'estetica intervenendo sulle grandi vetrate, sulle decorazioni del presbiterio e sulle scale di accesso davanti alla facciata.[1] A partire dal 1944 iniziò un nuovo intervento non solo estetico ma anche di restauro conservativo e di aggiornamento degli impianti. Gli ultimi lavori, come la tinteggiatura, si sono conclusi nel 1983.[1] DescrizioneCostruito in stile barocco, l'edificio è a navata unica e a lato ha una torre campanaria cuspidata. La pala presente sull'altar maggiore è una copia di quella ancora presente nella vecchia chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. Il presbiterio conserva due grandi e pregevoli tele di Domenico Zeni del XVII secolo.[2] NoteBibliografia
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