Cesare SofianopuloCesare Sofianopulo (Trieste, 28 maggio 1889 – Trieste, 19 marzo 1968) è stato un pittore e letterato greco. Biografia
Arte figurativaNel catalogo redatto da Bianca Maria Favetta sono elencati 265 dipinti (alcuni dei quali perduti), una decina di bozzetti incompiuti, 140 disegni. Cesare era nato nell'ambiente triestino che non possedeva una tradizione artistica propria, ma subiva gli influssi delle culture delle varie etnie che vi erano confluite, o con le quali la città era in contatto. Il carattere dei suoi primi dipinti (per lo più ritratti di famigliari) è ottocentista – tedesco, con le figure che emergono da sfondi scuri. Nel 1908, durante il soggiorno ad Egion Achea, affascinato dalla visione del monte Parnaso all'alba(cat. da 6 a 14), lo rappresentò in varie versioni, con stesure uniformi e colori netti e luminosi, con un carattere tra arcaico e metafisico. Periodo della formazione: Negli anni 1910-12, a Monaco con Angelo Yank e poi a Parigi, entrò veramente in contatto con la cultura europea: l'Art Nouveau, e venne sfiorato dalle avanguardie, temperate, nei suoi esperimenti, dal carattere bizantino delle sue radici. A Monaco nel 1912-14, con Franz von Stuck, subì il fascino di questo artista di successo. Da lui apprese il disegno, la copia fedele del vero; ma la pittura secession e sensuale di von Stuck, in Sofianopulo diventa stilizzata, raffinata, simbolica. Ritornato a Trieste, si dedicò in particolare al ritratto e a fantasie macabre. La morte è stata comunque una presenza costante – esplicita o meno – della sua arte. Si ricordano in particolare: del 1909, Vite (cat.20), del 1915 Eburnea (cat.85) e Morte al chiaro di luna (cat.87); 1919: Ultima nota (cat.108), opera trafugata negli anni '80; 1920: Ultima fiamma (cat.111); 1924: Santa Lucia grazia illuminante (cat.123); il noto Maschere del 1930 (cat.164); Ego sum vita: bozzetto del 1922 (cat.116), opera definitiva del 1933 (cat.182). Frequentissimi gli autoritratti, soprattutto per il suo intento di indagare e giocare con le complessità dell'io; spesso corredati di motti: p. es. Ars/Mors/Amor (cat.46), ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ (conosci te stesso) (cat.77) oppure utilizzati per composizioni originali, cariche di “intenzioni e sottintesi” (S.Benco), come nel Zeusi e Parrasio del 1927 (cat.144); i già citati Santa Lucia e Maschere, l’Autoritratto Bifronte del 1936 (cat.161) ecc. Negli anni dai '30 ai '50 del 1900, si accostò alla metafisica: esplicitamente, in opere quali Maschere, Imeneo, o in modo più sottile, come in Grazie Distrutte e La cicchina di Dorothy. Un caso particolare è il Ritratto di Frances (cat.56), che rappresentava per lui l'ideale inarrivabile: vi lavorò dal 1913 per tutta la vita, "alla maniera di Dorian Gray" (Tiddia). Contemporaneamente, interveniva attivamente nella vita cittadina tanto con scritti e conferenze quanto con dipinti, per criticare la distruzione di aspetti caratteristici di Trieste o per rievocarli, per esempio i Cantieri di demolizione(cat. 134 e 202). Negli ultimi anni si dedicò prevalentemente al ritratto con un modo più sintetico e linee più rigide. EsposizioniDal 1908 al 1968 partecipò a 109 mostre, tra le quali: tre volte alla Biennale di Venezia (1934,35, 36); 10 volte alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino; e poi, oltre a Trieste, in altre esposizioni a Venezia, Torino, Padova, Bologna, Roma, Milano, Pola, Vienna, Barcellona ecc. Dopo la sua morte, nel
Sue opere continuano a venire inserite in esposizioni a tema nazionali ed internazionali, si ricordano:
Opera letterariaCesare Sofianopulo si dedicò da sempre anche alla scrittura: a cominciare dai 49 “diari” che tenne dal 1906 alla morte: contengono la trascrizione della sua corrispondenza, comprese le poesie acrostiche (secondo lui, più di 6000) che dedicava ad amici e conoscenti anche occasionali. “Fitti di osservazioni, notazioni critiche e letterarie, abbellimenti grafici: opera d'arte in se stessi” (P.Dorsi). Miniera ancora parzialmente inesplorata di notizie su di lui e sulla storia del suo tempo e dei personaggi coi quali corrispose. Dal 1916 attivo come critico d'arte sul quotidiano Il Lavoratore, dal 1924 su Il Piccolo (che allora usciva con 2 edizioni quotidiane), dal 1948 anche sul Messaggero Veneto: scrisse praticamente di tutti gli artisti attivi in città, ma anche per rievocare vicende e luoghi storici, per esprimere opinioni, spesso caustiche, guadagnando anche inimicizie. Tra le sue “battaglie”, quella per promuovere l'ampliamento e la riapertura del Museo Revoltella. Negli ultimi anni pubblicava sul Piccolo articoli divertenti densi di curiosità storiche, tratti dai suoi diari. Ma la sua grande passione fu tradurre poesia. Dagli anni '30 in poi, ha tradotto in rima tutto Baudelaire (pubblicati nel '37 e nel '67), Poems di Edgar Allan Poe, Sagesse di Verlaine, Testamenti di François Villon, 350 Liriche neoelleniche, tutti i Sonetti di Lorenzo Mavilis, 20 sonetti danteschi di poeti ungheresi, 160 liriche di Sándor Petőfi ed altro, in gran parte inedite, ma che egli divulgava in declamazioni pubbliche a Trieste e in Friuli Il personaggioPoetico pictor, pingente vate” (di se stesso) “Pittore, poeta, traduttore, solerte indagatore di civiche vicende”(B.M.Favetta) “Anima bizantina di greco moderno”(Arduino Berlam) “personaggio irripetibile, affascinante e scomodo al tempo stesso,… (che) rappresenta come pochi altri l'anima di Trieste… greco per origine, temperamento, cultura, italiano nel cuore, ma segnato da un'impronta nordica nel pensiero, egli incarna … esemplarmente la figura dell'intellettuale di qui, inquieto e diviso fra tante anime”(Masau e coll.) Cesare fu un personaggio caratteristico di Trieste, ricordato tanto negli ambienti della cultura, quanto in scherzi e vignette. Afflitto da sordità che non gli impediva di “attaccare bottone” con chi incontrava. Incline all'autocelebrazione ma affabile, capace di azioni disinteressate come l'amicizia col pittore Vito Timmel o l'iniziativa della Via Crucis di Avilla di Buia (UD). Dal 2014 l’archivio personale cartaceo di Cesare Sofianopulo è dichiarato di interesse culturale ai sensi dell'art. 10 del D.lgs.22/1/2004 e tutelato dal Ministero. Attualmente è custodito a Trieste dai discendenti coll'obbligo di permetterne la consultazione agli studiosi che ne facciano richiesta tramite il Soprintendente archivistico. Bibliografia
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