Carlo Nordio
Carlo Nordio (Treviso, 6 febbraio 1947) è un politico, ex magistrato e saggista italiano, celebre per diverse inchieste giudiziarie. Dal 22 ottobre 2022 è ministro della giustizia nel governo Meloni. BiografiaNato a Treviso nel 1947, laureatosi in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Padova, è stato consulente della Commissione parlamentare per il terrorismo e presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale durante il secondo governo Berlusconi.[2] Nel 2010 scrisse, assieme all'ex deputato e futuro sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il libro In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili (Guerini e Associati). Ha collaborato con riviste giuridiche e quotidiani, tra i quali Il Tempo, Il Gazzettino[3] e Il Messaggero[4] . Attività giudiziariaEntrò in magistratura nel 1977, e negli anni '80, a 35 anni, condusse le indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona, che permisero di azzerare l'organizzazione e ottenere le condanne di tutti i brigatisti.[5] Negli anni '90 prese parte all'inchiesta Mani Pulite[2], dirigendo le indagini a Venezia e facendo finire sotto processo il ministro democristiano Carlo Bernini e quello socialista Gianni De Michelis. Fu molto polemico con il pool di Milano, che accusava di essere mosso da intenti politici.[6][7] Tra il 1993 e il 1995 si occupò dell'inchiesta sulle cosiddette "cooperative rosse" o "COOP rosse", indagando su 278 persone coinvolte in appalti, inclusi i vertici del Partito Democratico della Sinistra (tra cui i segretari Achille Occhetto e Massimo D'Alema), senza però trovare tangenti e senza scoprire elementi sufficienti per chiederne il processo, così chiese l'archiviazione di 180 degli indagati (tra cui D'Alema, usando la formula "non poteva non sapere", da lui stesso criticata[6]) mentre per altri 69 il GUP dichiarò l'incompetenza territoriale di Nordio[5][7]. Il GUP accettò l'archiviazione solo di 9 di essi, chiedendo di trasmettere gli atti dei restanti ad altre procure per competenza, tra cui quelle per D'Alema e Occhetto, ma per questi il pubblico ministero Nordio non lo fece, per asserita dimenticanza, se non nel 2004, quando i termini erano ampiamente prescritti. D'Alema e Occhetto furono risarciti a causa di questo ritardo.[6][8] Nel 2014 divenne titolare dell'inchiesta sugli appalti del MOSE di Venezia che coinvolsero, tra gli altri, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, poi assolto, e l'ex presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, condannato per corruzione.[5] È stato procuratore aggiunto della Procura di Venezia, con delega specifica per i reati delle pubbliche amministrazioni, occupandosi di reati economici, di corruzione e di responsabilità medica.[7] È stato pensionato per raggiunti limiti di età nel febbraio 2017, avendo compiuto 70 anni. Attività politicaAll'età di vent'anni, nel 1967, prese la tessera del Partito Liberale Italiano, a cui fu iscritto fino alla sua entrata in magistratura nel 1977.[2][9] Dopo il pensionamento come procuratore, in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica del 2022, il suo nome venne inserito dalla coalizione di centro-destra, in una conferenza stampa congiunta, nella rosa di candidati da sottoporre alle altre forze politiche, assieme a quelli di Letizia Moratti e Marcello Pera;[10][11] successivamente Fratelli d'Italia decise di votare Nordio come candidato di bandiera, in contrasto con la ricandidatura del presidente uscente Sergio Mattarella, appoggiata dalla maggioranza del governo Draghi.[12] In merito alla sua candidatura, Nordio commentò all'Agenzia Giornalistica Italia: "credo che la carica di capo dello Stato debba esser affidata a un politico e la mia cultura politica è teorica, non ho mai fatto parte neanche di un consiglio comunale. Comunque, se cercassero tra i giuristi, ce ne sarebbero di migliori".[13][14] In occasione dei referendum abrogativi sulla giustizia del 2022, si è fatto promotore delle ragioni del "Sì", entrando a far parte, come uno dei suoi maggiori esponenti, del consiglio direttivo del "Comitato SI per la Libertà, SI per la Giustizia" e presiedendolo.[15] Ministro della GiustiziaAlle elezioni politiche anticipate del 2022 è stato candidato alla Camera dei deputati nel collegio uninominale Veneto 1 - 03 (Treviso), per la coalizione di centro-destra in quota Fratelli d'Italia,[16] oltre che come capolista di Fratelli d'Italia nel collegio plurinominale Veneto 1 - 01,[7] dove è stato eletto nel collegio uninominale col 56,24% dei voti, superando nettamente la principale candidata del centro-sinistra, in quota Alleanza Verdi e Sinistra, Cristina Guarda (22,74%). Dopo la vittoria della coalizione di centro-destra alle elezioni, visti i positivi risultati elettorali di Fratelli d'Italia e il successivo incarico di formare un governo affidato a Giorgia Meloni, il 21 ottobre 2022 Nordio è stato indicato quale ministro della giustizia.[17] Secondo fonti giornalistiche (fra le quali il Corriere della Sera[18]), la sua nomina a guardasigilli è stata esplicitatamente richiesta da Giorgia Meloni al centro-destra,[19] anche contro la volontà di Silvio Berlusconi che avrebbe voluto in quel ruolo l'ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.[20] Il giorno successivo ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come Ministro della giustizia nel governo Meloni.[21] Il 15 giugno 2023 il Consiglio dei ministri approva, su proposta del ministro Nordio, un disegno di legge in materia di giustizia con cui si abolisce il reato di abuso d'ufficio e si ridisegnano le procedure di appello avviate dai pubblici ministeri contro le assoluzioni, nonché l'utilizzo e la diffusione delle intercettazioni.[22][23] Posizioni e idee politicheNordio è dichiaratamente liberale, atlantista ed europeista.[2][9] Ha inoltre dichiarato che il suo politico preferito è Winston Churchill, affermando anche che alla sua stessa età questi avesse sconfitto Hitler, in risposta alle critiche sull'alta età media avanzate nei confronti del governo Meloni.[24][25][26] Fa parte della Fondazione Luigi Einaudi Onlus, di cui è componente del consiglio di amministrazione dal 5 dicembre 2018, ed è iscritto all'Associazione Luca Coscioni.[24][27] Si è espresso contro il Ddl Zan, sostenendo che per assurdo potrebbe punire chi contesta la pedofilia intesa come un orientamento sessuale (quando in realtà la pedofilia è una psicopatologia),[28][29] e a favore del ripristino dell'immunità parlamentare e dell'eliminazione del reato di abuso d'ufficio.[30] Ha criticato l'uso, da lui ritenuto eccessivo, delle intercettazioni fatte dalla magistratura italiana nei confronti degli indagati, lamentando il fatto che lo Stato italiano spende a tal fine circa 200 milioni di euro ogni anno.[19] Opere
Premi e onorificenze
Note
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