Caffè Gambrinus

Gran Caffè Gambrinus
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StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1860 a Napoli
Sede principaleNapoli
Settorepubblico esercizio
Prodotticaffetteria, pasticceria, gelateria
Sito webgrancaffegambrinus.com/
Foto storica del 1920

Il Gran Caffè Gambrinus è un locale di Napoli ubicato in via Chiaia. Il suo nome deriva dal mitologico re delle Fiandre Gambrinus, considerato patrono della birra. Il Gran Caffè Gambrinus rientra fra i primi dieci Caffè d'Italia e fa parte dell'Associazione Locali storici d'Italia.

Storia e descrizione

Arredato in stile Beaux-Arts, conserva al suo interno stucchi, statue e quadri della fine dell'Ottocento realizzate da artisti napoletani. Tra queste vi sono anche opere di Gabriele D'Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti.

Fondato nel 1860, dall'imprenditore Vincenzo Apuzzo, riscosse immediatamente un enorme successo e riscontro da parte della popolazione di ogni ceto, richiamata dall'opera di pasticceri, gelatai, e baristi, di cui si avvalse il suo fondatore; ciò, nello stesso tempo, gli procurò il riconoscimento per decreto di "Fornitore della Real Casa".

Dopo Apuzzo la gestione passò a Mario Vacca che negli anni 1889-1890, affidata la decorazione degli interni all'architetto Antonio Curri, per affrescare il locale chiamò gli artisti impressionisti napoletani: Luca Postiglione, Pietro Scoppetta, Vincenzo Volpe, Edoardo Matania, Attilio Pratella, Giuseppe Alberto Cocco, Giuseppe Casciaro, Luigi Fabron, Giuseppe Chiarolanza, Gaetano Esposito, Vincenzo Migliaro, Vincenzo Irolli e Vincenzo Caprile.

L'ingresso al bar

Negli anni della Belle Époque, personalità locali frequentavano le sale del bar per assistere al café-chantant. Dopo anni felici e spensierati, la sera del 5 agosto 1938 il prefetto Giovanni Battista Marziali ne ordinò la chiusura perché considerato luogo di ritrovo di antifascisti. Questa la ragione ufficiale: il vero motivo fu invece che la moglie del prefetto non riusciva a dormire a causa del frastuono proveniente dal caffè, sito al pianterreno dello storico Palazzo della Prefettura, sede della prefettura.

Gli ambienti che fino a quel momento erano stati del Gambrinus furono destinati ad ospitare il Banco di Napoli, fino a quando, nel 1952, l'imprenditore napoletano Michele Sergio riuscì a far riaprire i battenti, rioccupando parte delle sale, quelle che si affacciavano su via Chiaia. Su alcune porte interne della sala da tè vi è ancora l'effige e la scritta Banco di Napoli. La gestione venne portata avanti dai suoi figli Arturo e Antonio, i quali, dopo una controversia con il Banco di Napoli, riuscirono a recuperare i locali occupati dalla banca (ovvero le sale che affacciano su piazza Trieste e Trento e su piazza del Plebiscito).

Personaggi illustri e ospiti famosi

Dalla Belle Époque in poi fu frequentato da personaggi storici: Gabriele D'Annunzio (il quale, secondo alcune fonti, avrebbe scritto ai tavolini del caffè la poesia A Vucchella,[1] musicata poi da Tosti, su scommessa con il poeta e amico Ferdinando Russo),[2] Benedetto Croce, Matilde Serao, Eduardo Scarpetta, Totò e i De Filippo, Ernest Hemingway, Oscar Wilde, Jean Paul Sartre, e numerosi altri. Anche l'Imperatrice d'Austria Sissi nel suo viaggio a Napoli nel 1890[3] si fermò al Gambrinus.

Sostanzialmente riportato al suo antico splendore, è uno dei luoghi più frequentati di Napoli, sia dagli intellettuali che dai turisti. Negli ultimi anni è stato visitato dai presidenti della Repubblica; di questi sono passati Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.[4] Anche i presidenti del consiglio Romano Prodi e Silvio Berlusconi,[5] la cancelliera tedesca Angela Merkel[6] vi si sono fermati.

Il Cafè Chantant

Sull'onda francese anche a Napoli verso la fine dell'Ottocento arrivò il café-chantant. Insieme al Salone Margherita, il Gambrinus fu uno dei ritrovi più frequentati dalla nobiltà napoletana.

Con il passare del tempo, nella versione napoletana del café-chantant si andò a delineare e a definire la figura della "sciantosa", personaggio principale del concerto (il termine deriva da una storpiatura in dialetto napoletano della parola francese chanteuse che letteralmente significa "cantante").

Il caffè sospeso

Al Gran Caffè Gambrinus è nata, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento la pratica del caffè sospeso che consiste nel lasciare un caffè pagato per le persone povere che non possono acquistarlo e concedersi il piacere di un caffè. Tale tradizione si è rinnovata in tempi di crisi proprio nel luogo in cui è nata. All'ingresso del bar ancora oggi è posizionata una caffettiera gigante in cui si possono lasciare gli scontrini "sospesi" (lasciati appunto dai clienti) in favore di chiunque ne avesse bisogno. Questa pratica si è diffusa anche negli Stati Uniti, dove sono nate iniziative simili a quella napoletana.[7]

Opere girate al Caffè Gambrinus

Curiosità

Note

  1. ^ Da Il Mattino del 26 marzo 2006, articolo di Pietro Gargano.
  2. ^ Secondo altre fonti, D'Annunzio avrebbe scritto la poesia nella redazione de Il Mattino.
  3. ^ Articolo da Il Mattino del giornalista Luigi Necco.
  4. ^ Mattarella al Gambrinus per caffè e sfogliatella., su "La Repubblica" del 3 gennaio 2017.
  5. ^ Da Il Mattino del 18 marzo 2006.
  6. ^ Dal Roma del 20 aprile 2014.
  7. ^ The New York Times del 24 dicembre 2014.
  8. ^ Dal romanzo di Maurizio De Giovanni, Il senso del dolore, La biblioteca di Repubblica - L'Espresso (2012).
  9. ^ Vincenzo Vinciguerra, L'età del Gambrinus, p. 22.

Bibliografia

  • F. Mangone, Il Gambrinus a Napoli, Paparo Edizione (2008)
  • F. Passananti, "I Caffè Storici di Napoli", Newton & Compton editori (1995)
  • A. Pagano, "L'oro di Napoli, Eccellenze aziendali all'ombra del Vesuvio", Rogiosi Editore (2012)
  • E. Capecelatro, "L'Arte del Caffè", Rogiosi editore (2014)
  • P. Di Feo e F. Licari, "Tra le mura di un Caffè", Fortuna Editore (2005)
  • E. Scalera, "I Caffè Napoletani", Arturo Berisio Editore (1967)
  • G. Perna, "Una sosta al vecchio Gambrinus" Estratto da "Napoli Rivista municipale edita a cura del Comune di Napoli - Anno 80 N. 9-10 (1955)
  • F. De Filippis, "Ottocento napoletano Il Gambrinus e la sua epoca", II Ed. a cura del Banco di Napoli (1954)
  • M. Sergio, "Gambrinus, il caffè dei caffè", Rogiosi Editori (2018)
  • P. Sommaiolo, "Il Cafè Chantant", Tempo Lungo Edizioni, (1998)
  • A. Toma, "Caffè a Toledo", Compagnia dei Trovatori Edizioni, (1992)

Voci correlate

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