Il nome della tribù deriva dal suo genere tipoBuddleja L., 1753 il cui nome è stato dato in onore del pastore inglese Adam Buddle (1662 – 1715), medico e botanico per passione nonché rettore nell'Essex. Il primo ad usare tale nome fu il dottor William Houston (1695 – 1733), medico e botanico scozzese, ma si è consolidato dopo che il naturalista svedese Linneo (1707 – 1778) lo usò (anche se storpiato) nei suoi cataloghi.[3][4]
Il nome scientifico della tribù è stato definito dal botanico tedesco Friedrich Gottlieb Bartling (1798-1875) nella pubblicazione "Ordines Naturales Plantarum eorumque characteres et affinitates adjecta generum enum -172" del 1830.[5][6]
Le foglie sono cauline ed hanno una disposizione opposta, raramente alternata o verticillata. Sono da sessili a picciolate e con lamine semplici e venature pennate. I margini sono interi, seghettati, crenati o dentati. L'indumento può essere formato da peli multicellulari stellati o ghiandolari. Le stipole sono assenti. Sono inoltre riunite da una linea stipulare trasversale.
Le infiorescenze sono cimose o di vario tipo (generalmente sono tirsoidi o racemose); le forme sono globose, pannocchie o capolini. In Gomphostigma i fiori sono singoli.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X K (4), [C (4) A 4 o 2+2 o 2], G (2), supero, capsula.[8]
Il calice, gamosepalo, con forme campanulate, simili a un cappuccio o tubulari, termina spesso con quattro lobi ineguali (ma non bilabiati). Inoltre è persistente.
La corolla, gamopetala, è formata da un tubo a forma di un imbuto (in Emorya il tubo della corolla è lungo 25 - 35 mm) o di un vassoio o è campanulato e termina con dei lobi (in numero di quattro) embricati o valvati; in altri casi la corolla è simile ad una coppa/tazza. I colori sono bianco, giallo, porpora o rosa.
L'androceo è formato da 4 stamididinami inclusi (sporgenti in Chilianthus,Gomphostigma e Emorya) e inseriti nella parte superiore del tubo della corolla con disposizione alterna rispetto ai petali. Le antere, libere, sessili o subsessili e non sagittate, sono tetrasporangiate, introrse e biloculari. Le teche si aprono per mezzo di un'unica fessura longitudinale. I granuli pollinici sono del tipo 3-4-colporato.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento - dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
La distribuzione delle specie di questa tribù è abbastanza cosmopolita con habitat da temperati a subtropicali (o tropicali in regioni montuose dell'America, Africa e Asia).[7]
La prima descrizione di questo gruppo si è avuta all'interno della ex-famiglia Buddlejaceae (ordine "Contortae").[11] In seguito con la "Classificazione Cronquist" l'ordine è stato cambiato in quello delle Scrophulariales. Infine con il nuovo tipo di Classificazione filogenetica la famiglia è stata ridotta a una tribù all'interno della famiglia Scrophulariaceae (ordine Lamiales). Alcuni autori in passato avevano descritto il genere Buddleja all'interno della famiglia Loganiaceae.[2]
Il clade formato dai generi di questa tribù, da un punto di vista filogenetico, risulta fortemente supportato (è quindi monofiletico)[12]; tuttavia il genere Buddleja è parafiletico (contiene i generi Chilianthus e Nicodemia).[13] All'interno della famiglia la tribù Buddlejeae risulta "gruppo fratello" della tribù Teedieae.[14]
I caratteri plesiomorfici (ereditarietà di tratti provenienti dagli antenati) della tribù sono:[15]
Note: per alcune checklist le specie dei generi Chilianthus e Nicodemia sono descritte all'interno del genere Buddleja.[16][17]
Chiave analitica
Per meglio comprendere ed individuare i generi della tribù, l’elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue un genere dall'altro)[7]:
Bengt Oxelman, Per Kornhall, Richard G. Olmstead & Birgitta Bremer, Furtherdisintegration of Scrophulariaceae (PDF), in Taxon, vol. 2, n. 54, Maggio 2005, pp. 411-425. URL consultato l'11 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2017).
Richard G. Olmstead, Claude W. de Pamphilis, Andrea D. Wolfe, Nelson D. Young, Wayne J. Elisons and Patrick A. Reeves, Disintegration of the Scrophulariaceae, in American Journal of Botany, vol. 88, n. 2, 2001, pp. 348-362.