Fu introdotto intorno al 1540 da Henry Howard, conte di Surrey (1517-1547), che lo usò nella sua traduzione del secondo e quarto libro dell'Eneide.[1] È il metro principale delle opere di William Shakespeare, utilizzato nei poemi epici di John Milton così come in molte altre importanti opere di poesia.[2]
«Il primo blank verse che troviamo in una tragedia come Gorboduc ebbe breve vita», scrive Ifor Evans, dandone altresì una motivazione. Lo stesso continua: «Marlowe lo perfezionò. Sentì la necessità di riunire insieme dei versi, fino a che il blank verse fu contenuto in strofe. Milton descrive il medesimo effetto quando parla del verso del Paradiso perduto come "il senso variamente prolungato da un verso all'altro, non nel suono che si ripete in virtù della rima". L'innovazione del Marlowe aiutò il giovane Shakespeare (...)».[3]
È un sistema giambico a cinque accenti (pentametro giambico), non dipendenti dalla quantità della sillaba, formato da un insieme di dieci sillabe. Si accentano (qualora sia necessario) quelle pari, l'ultima compresa:
Altra caratteristica, mutuata dalle lingue classiche, è che i dittonghi sono generalmente considerati bisillabici e conseguentemente scanditi.
Tuttavia i metri "germanici" o non classici non sono per loro natura regolari. La tendenza a conservare l'assetto del verso è propria del mondo antico e della metrica italiana. Osserveremo quindi, prima di Shakesperare e dalla fine dell'Ottocento in poi, una forte irregolarità nel numero delle sillabe e un'accentazione enfatica e non determinata a priori. Questo anche perché il blank verse, come le strofette di settenarisdruccioli e tronchi (Coleridge, Dickinson), sono metri molto rigidi e difficili da rispettare.
Esempi
«Dell'uom la prima colpa e del vietato Arbor ferale il malgustato frutto, Che l'Eden ci rapì, che fu di morte E d'ogni male apportator nel mondo, Finché un Uomo divin l'alto racquisto Fa del seggio beato e a noi lo rende, Canta, o Musa del ciel; tu che del Sina dell’Orebbe in sul romito giogo Inspirasti il pastor che primo instrusse La stirpe eletta come i cieli e come La terra in pria fuor del Caosse usciro;[4]»
(John Milton, Paradiso perduto, nella traduzione di Lazzaro Papi (1811))
(EN)
«For the main criminal I have no hope Except in such a suddenness of fate. I stood at Naples once, a night so dark I could have scarce conjectured there was earth Anywhere, sky or sea or world at all: But the night’s black was burst through by a blaze — Thunder struck blow on blow, earth groaned and bore, Through her whole length of mountain visible: There lay the city thick and plain with spires, And, like a ghost disshrouded, white the sea. So may the truth be flashed out by one blow, And Guido see, one instant, and be saved. Else I avert my face, nor follow him Into that sad obscure sequestered state Where God unmakes but to remake the soul He else made first in vain; which must not be. Enough, for I may die this very night And how should I dare die, this man let live? Carry this forthwith to the Governor![5]»
^ Robert Browning, The Ring and the Book, su ebooks.adelaide.edu.au. URL consultato il 31 agosto 2016 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2015).