Bimbisāra
Bimbisāra, in sanscrito बिम्भिसार (558 a.C. – Rājagaha, 491 a.C.), regnante fra il 525-500 o 553-491 a.C.[2][3], fu re del regno Magadha. Si ritiene che la sua espansione del regno, in particolare l'annessione del regno di Anga a est, abbia posto le basi per la successiva espansione dell'Impero Mauryan.[11] Secondo la tradizione giainista, sarebbe stato il primo Tirthankara (sarà chiamato Padmanabha / Mahapadma) dei 24 Tirthankara della futura era cosmica. Secondo la tradizione buddista, è noto anche per le sue conquiste culturali e fu un grande amico e protettore del Buddha. BiografiaAppartenente alla dinastia Haryanaka riuscì ad estendere il suo regno a buona parte del Bengala e a portarlo al massimo splendore. Conquistò verso oriente la vicina janapada di Anga ponendovi suo figlio Ajātaśātru come viceré nella capitale Champa. Secondo Hiuen Tsang a lui si deve la fondazione della città di Rajagriha (sanscrito, Rājagaha, pāli, «Case del re»[4]) in cui si svolsero i principali eventi della vita del Buddha di cui era contemporaneo. Di questo sovrano si hanno molte informazioni proprio grazie alla sua lunga associazione con il Buddha e con la sua comunità monastica, essendo stati tramandati numerosi dettagli della sua vita e opera e anche delle condizioni politico-sociali del suo stato nel canone buddhista. Celebre è il suo ruolo, descritto nel canone buddhista, quale il primo e uno dei massimi patroni regali del Buddha Sakyamuni; lo incontrò infatti a Giribbaja[5], il centro fortificato della città di Rājagaha, capitale del potente stato del Magadha, all'età di 24 anni ed essendo sovrano già da nove[6], quando il principe Siddhattha praticava la vita ascetica ma non era ancora diventato un Buddha. Accettò la dottrina del Buddha in seguito ad un incontro successivo[7] e divenne uno dei più devoti difensori e promotori della comunità monastica della nuova religione, provocandone così un'impetuosa diffusione nel suo regno e oltre[8] fino alla sua morte trentasette anni dopo[9]. Fu legato da una profonda stima e amicizia personale con il Buddha, tanto dall'ordinare al proprio medico personale Jīvaka di prestare gratuitamente la sua opera a favore dei monaci buddhisti[10]. Si riferisce che morì di stenti e di fame dopo essere stato rinchiuso in una segreta dal figlio Ajātasattu, ambizioso e avido di potere, dopo aver abdicato in suo favore[11]. Note
Bibliografia
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