Fu attivo a Roma e in vari centri del Lazio (in particolare, nella Tuscia), in Abruzzo, nelle Marche (specialmente a San Severino Marche), in Umbria e in Toscana (specialmente nella sua Casoli). A Roma lavorò in dieci chiese tra il 1697 e il 1720. Nel 1713 entrò a far parte della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Caduto in disgrazia nel 1720, in mano ai creditori perse la sua bottega e morì in povertà.
Puccini esercitò in parallelo anche l'attività di mercante di quadri. Nel 1712 egli comprò da due mercanti una partita di 242 dipinti, che rivendette poi sul mercato artistico romano[1].
gli ovati San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino e il Martirio di Sant'Erasmo nelle tre testate delle navate e Madonna e Santa Chiara nella sagrestia nella chiesa di San Paolo alla Regola del 1708
Madonna del Rosario, la Crocifissione e Il Martirio di Sant'Agata rispettivamente nella terza cappella a sinistra, nella terza a destra e nell'abside della chiesa di Sant'Agata in Trastevere nel 1713
Adorazione dei pastori (attribuito, collezione privata)
La forgia di Vulcano (attribuito, collezione privata)
Dio Padre (attribuito, collezione privata)
Note
^ Paolo Coen, Il mercato dei dipinti a Roma nel XVIII secolo. La domanda, l'offerta e la circolazione delle opere in un grande centro artistico europeo, con un'introduzione di Enrico Castelnuovo, Leo S. Olschki, Firenze,, 2010, pp. 213-215, 814 s..
Bibliografia
Giancarlo Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino, Allemandi, 1994, ISBN 884220465X.
Vittorio Casale, Il segno forte di Biagio Puccini, in Scritti in onore di Alessandro Marabottini, a cura di Gioacchino Barbera, Teresa Pugliatti, Caterina Zappia, Roma, De Luca, 1997, pp. 281-288.