Bettiscombe
Bettiscombe è un piccolo villaggio e parrocchia civile nella parte occidentale del Dorset, in Inghilterra, situata nella Marshwood Vale, a 6,4 km ad ovest di Beaminster. La stima di metà anno del Dorset County Council del 2013 sulla popolazione della parrocchia civile è di 50 abitanti.[1] StoriaLa chiesa parrocchiale, dedicata a Santo Stefano, ha due finestre nel presbiterio e forse una nella torre ovest risalente al 1400 circa, sebbene il resto della struttura sia stato ricostruito nel 1862.[3] La leggenda del teschio urlanteBettiscombe Manor, una casa padronale nel villaggio, è conosciuta come "La casa del teschio urlante" a causa di una leggenda risalente al XVII secolo. Anche altre storie di fantasmi sono associate al maniero. La leggenda sostiene che il teschio sia quello di uno schiavo giamaicano appartenuto a John Frederick Pinney. Azariah Pinney e la sua famiglia fu cacciato dalle loro tenute a Nevis e fece ritorno nella casa di famiglia di Bettiscombe Manor nel 1830, accompagnato da uno schiavo nero.[4] Mentre era al servizio del suo padrone, il servo si ammalò gravemente di sospetta tubercolosi. Mentre giaceva morendo, il servo giurò che non avrebbe mai riposato a meno che il suo corpo non fosse tornato nella sua terra natale di Nevis, ma quando morì, John Frederick Pinney si rifiutò di pagare per una sepoltura così costosa e fece invece seppellire il corpo nel cimitero della chiesa di Santo Stefano. Dopo la sepoltura, la sfortuna ha afflitto il villaggio per molti mesi e si sono sentite urla e pianti provenienti dal cimitero. Altri rumori furono segnalati dalla casa padronale, come il crepitio delle finestre e le porte che sbattevano da sole. Gli abitanti del villaggio andarono nel maniero per chiedere consiglio. Il corpo del servo fu riesumato e il corpo portato nella casa padronale. Nel corso del tempo lo scheletro è scomparso da tempo, ad eccezione del cranio che è rimasto nella casa per secoli. Nel 1963 un professore di anatomia umana e comparata presso il Royal College of Surgeons dichiarò che il cranio non era quello di un uomo di colore ma quello di una donna europea di età compresa tra i venticinque e i trent'anni.[5] Note
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