Battaglia di Tinchebray
La battaglia di Tinchebray (a volte scritto Tinchebrai o Tenchebrai) venne combattuta il 28 settembre 1106, a Tinchebray (oggi nel dipartimento francese dell'Orne), in Normandia, tra una forza d'invasione guidata dal re Enrico I d'Inghilterra contro il suo fratello maggiore Roberto II di Normandia.[2] I cavalieri di Enrico riportarono una decisiva vittoria, catturando Roberto ed imprigionandolo nel castello di Devizes, in Inghilterra, e successivamente in Galles (nel castello di Cardiff) dove Roberto morì nel 1134.[3] AntefattiEnrico invase la Normandia nel 1105, occupando Bayeux e Caen. Dovette però interrompere la campagna, e tornare in Inghilterra, per problemi politici sorti in seguito alla lotta per le investiture.[4] Quando questi vennero risolti, egli tornò in Normandia nella primavera del 1106.[4] Dopo aver conquistato rapidamente l'abbazia fortificata di Saint-Pierre-sur-Dives (nei pressi di Falaise (Calvados)), Enrico mosse verso sud assediando il castello di Tinchebray, che sorgeva su di una collina vicino alla città[2] di Tinchebray, nel sudovest della Normandia, tenuta dal conte Guglielmo di Mortain, uno dei pochi importanti baroni rimasti fedele a Roberto.[5] Roberto si diresse allora verso il castello per rompere l'assedio. Dopo alcuni negoziati infruttuosi, si decise che una battaglia in campo aperto fosse la migliore opzione.[5] La battagliaL'esercito di Enrico era organizzato in tre gruppi.[6] Ranulfo di Bayeux, Roberto di Beaumont, II conte di Leicester e Guglielmo di Warenne, II conte di Surrey comandavano le due forze primarie.[6] Una riserva, comandata da Elia I del Maine, venne collocata, fuori dalla vista, su un fianco dello schieramento.[6] Alano IV di Bretagna, Guglielmo d'Évreux, Ralph di Tosny, Roberto di Montfort e Roberto di Grandmesnil erano schierati tra le file di Enrico. Guglielmo di Mortain e Roberto II di Bellême combattevano invece insieme a Roberto.[7] La battaglia durò soltanto un'ora circa.[8] Enrico scese da cavallo ed ordinò alla maggior parte dei suoi cavalieri di fare altrettanto. Questo era insolito per la tattica di battaglia dei Normanni, e significava che la fanteria avrebbe giocato un ruolo decisivo nello scontro.[9] La forza di riserva di Enrico risultò decisiva per le sorti dello scontro. La maggior parte dell'esercito di Roberto venne catturata od uccisa. Tra i prigionieri figuravano: Roberto stesso, Edgardo Atheling (zio della moglie di Enrico) e Guglielmo di Mortain.[10] Roberto di Bellême, comandante della retroguardia del duca, guidò la ritirata, salvandosi dalla morte o dalla cattura.[11] La maggior parte dei prigionieri venne rapidamente liberata, ma Roberto e Guglielmo di Mortain trascorsero il resto della loro vita in carcere.[12] ConseguenzeRoberto aveva un figlio legittimo, Guglielmo Cliton, le cui rivendicazioni del ducato di Normandia portarono a diverse ribellioni durante tutto il regno di Enrico.[13] Nella letteraturaLa battaglia è descritta nel romanzo storico Knight's Fee, del 1960, di Rosemary Sutcliff. Note
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