Battaglia di Köse Dağ

Battaglia di Köse Dağ
I Mongoli inseguono i Selgiuchidi, miniatura del XIV secolo.
Data26 giugno 1243
LuogoKöse Dağ, attuale Turchia
CausaInvasione mongola dell'Anatolia
EsitoVittoria mongola
Modifiche territorialiDominio mongolo sulla regione
Schieramenti
Impero mongolo (Ilkhanato)
Principato di Khachen
Truppe mercenarie georgiane
Sultanato di Rum
Impero di Trebisonda
Principi armeni e georgiani
Comandanti
Effettivi
30 000[1]80 000[1]
Perdite
Sconosciute
(probabilmente tra le 15 000 e le 20 000 unità)
Sconosciute
(molto maggiori di quelle mongole)
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

La battaglia di Köse Dağ (scritto anche Kösedağ, Köse Daği, Köse Dagh, Kösedagh; in turco significa Monte pelato - Montagna nuda.)[2] ebbe luogo il 26 giugno 1243[3] tra i selgiuchidi del Sultanato di Rum e l'Impero mongolo e terminò con la vittoria di questi ultimi.

Storia

Nel 1242, Bayju fu nominato governatore della Persia, in sostituzione di Chormagan colpito da mutismo (forse dovuto a una paralisi), al servizio dell'imperatore Ögödei.[4]

Bayju si mosse immediatamente verso il Sultanato di Rum, su cui governava il sultano Kay Khusraw II, all'apogeo del suo regno. Bayju, dopo aver invaso il regno e aver saccheggiato la città di Erzeroum, affrontò l'esercito della coalizione selgiuchide.

Scenario

Durante il regno di Ögedei Khan, il Sultanato di Rum offrì amicizia e un modesto tributo a Chormagan, uno dei più grandi generali mongoli, già un membro del kheshig[5]. Dopo l'ascesa al potere di Kaykhusraw II, tuttavia, i mongoli iniziarono a fare pressioni sul sultano affinché andasse di persona in Mongolia, desse ostaggi e accettasse un darughachi mongolo.

Nel 1242, il noyan Bayju fu nominato governatore della Persia al servizio dell'imperatore Ögödei, in sostituzione di Chormagan colpito da mutismo (forse dovuto a una paralisi)[6].

La battaglia

Nell'inverno del 1242–1243, comandati da Bayju, i mongoli invasero il Sultanato di Rum, governato da Kaykhusraw II all'apogeo del suo regno; Bayju, dopo aver saccheggiato la città di Erzurum, affrontò l'esercito della coalizione selgiuchide.

Kaykhusraw aveva radunato il suo esercito e ingaggiato mercenari ifranj (europei occidentali), inoltre aveva chiesto rinforzi ai suoi vicini per contribuire a resistere all'invasione: Manuele I rispose inviando un distaccamento dall'Impero di Trebisonda[7].

Invece re Aitone I della Cilicia armena, a causa di disaccordi interni sulla guerra, ritardò l'adesione all'esercito di Kaykhusraw, che partì senza di lui[8].

Anche alcuni nobili Georgiani, come Pharadavla dif Akhaltsikhe e Dardin Shervashidze si unirono al sultano, ma il grosso delle forze georgiane fu costretto a schierarsi al fianco dei loro signori mongoli, giacché la regina Rusudan di Georgia si era dichiarata vassalla dei Mongoli in quello stesso anno, il contingente georgiano-armeno all'interno dell'esercito mongolo includeva Hasan-Jalal I, sovrano del Khachen[8].

Riguardo le dimensioni degli eserciti avversari le fonti primarie forniscono varie cifre, ma tutte concordano circa la superiorità numerica dei selgiuchidi[9]: 160.000 o 200.000 per l'esercito del sultano (che sono certamente esagerazioni) e 30.000 o 10.000 per le forze mongole[8], oppure, più verosimilmente, 80.000[1] selgiuchidi contro 30.000 mongoli[8].

La battaglia decisiva fu combattuta a Köse Dağ il 26 giugno 1243. Baiju mise da parte il preoccupato allarme del suo ufficiale georgiano per le dimensioni dell'esercito selgiuchide affermando che non contava nulla il numero dei nemici: "più sono, più è glorioso vincere e più bottino ci assicureremo"[10].

Kaykhusraw respinse la proposta dei suoi comandanti più esperti di aspettare l'attacco mongolo, invece, inviò contro il nemico un contingente di 20.000 uomini guidato da comandanti inesperti[11], l'esercito mongolo finse una ritirata per poi tornare indietro e circondare le forze dei selgiuchidi che furono sconfitte[12].

Quando il resto delle forze selgiuchidi assistette alla sconfitta molti comandanti e i loro soldati, incluso Kaykhusraw, iniziarono ad abbandonare il campo di battaglia[11], alla fine, l'esercito selgiuchide rimase senza comandanti e la maggior parte dei soldati disertò senza prender parte ad alcun combattimento[11][12].

Così, pur essendo molto inferiore numericamente, l'esercito mongolo riuscì a sconfiggere il sultano e i suoi alleati[1].

Le conseguenze

Dopo la battaglia, Kay Khusraw II cercò l'aiuto del suo nemico, l'imperatore bizantino Giovanni III Vatatze, siglando con lui un trattato di alleanza.[13] Bayju occupò in seguito Sivas, che si arrese senza combattere e che venne saccheggiata. Le città di Tokat e di Kayseri tentarono invece di resistergli, e vennero distrutte. Questa campagna estese il controllo mongolo fino ai confini dell'impero bizantino.[14].

Frattanto, l'imperatore di Trebisonda preferì sottomettersi ai Mongoli, pagandogli un tributo, e fu a quel punto che Kay Khusraw si vide costretto a seguire la stessa strategia.[13] Stessa sorte toccò al regno della Piccola Armenia di Aitone I, assicurando così la sicurezza anche degli Armeni che vivevano fuori della Cilicia, in altre regioni anatoliche. Questa politica, seguita anche da suoi successori, protesse il piccolo regno sia dai Selgiuchidi sia dai Mamelucchi[14].

Il Sultanato di Rum si frantumò, lasciando un vuoto che fu occupato da una serie di piccoli regni autonomi, detti beilikati. In seguito questi regni sarebbero stati inglobati nell'impero ottomano.

Note

  1. ^ a b c d The Cambridge History of Islam.
  2. ^ La localizzazione è controversa:
    • a nord-ovest di Sivas secondo i Sourdel, p. 486
    • sulla strada da Sivas a Erzinjan, quindi ad est di Sivas secondo Branning (EN) Katharine Branning, History of the Anatolian Seljuks, su The Seljuk Han in Anatolia (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2005).
    • vicino ad Erzinjan secondo Grousset, p. 437
    • tra Erzinjan e Gümüşhane, quindi ancora più ad est secondo Anthony Bryer e Richard Winfield, The Byzantine Monuments and Topography of the Pontos, Vol. 1, (Washington D.C.: Dumbarton Oaks, 1985) 172, 353 ed anche secondo Köy Köy Türkiye Yol Atlası (Istanbul: Mapmedya, 2006), cartina 61.
    Vi sono almeno cinque picchi o massicci chiamati Köse Daği nell'Anatolia orientale secondo GeoNames:
  3. ^ 6 muharram 641 AH
  4. ^ Grousset, p. 437.
  5. ^ Atwood, p. 555.
  6. ^ Grousset, p. 437.
  7. ^ Cahen, 1968, p. 137.
  8. ^ a b c d Dashdondog, pp. 61–63, 76.
  9. ^ Cahen, 2007.
  10. ^ Martin, pp. 46–85.
  11. ^ a b c Sevim, p. 472.
  12. ^ a b Ünlü, p. 492.
  13. ^ a b Donald MacGillivray Nicol, Les derniers siècles de Byzance, traduzione di Hugues Defrance, Tallandier, 2008, p. 43, ISBN 978-2-84734-527-8..
  14. ^ a b Grousset, p. 332.

Bibliografia

  • (EN) Claude Cahen, Pre-Ottoman Turkey: a general survey of the material and spiritual culture and history, traduzione di J. Jones-Williams, New York, Taplinger, 1968.
  • (TR) Nuri Ünlü, İslâm tarihi 1, Marmara Üniversitesi, İlâhiyat Fakültesi Vakfı, 1992, ISBN 9755480072.
  • (TR) Ali Sevim e Erdoğan Merçil, Selçuklu devletleri tarihi: siyaset, teşkilât ve kültür, Ankara, Türk Tarih Kurumu Basımevi, 1995, ISBN 9789751606907.
  • (FR) Janine & Dominique Sourdel, Kösedağ (bataille de), juin 1243, in Dictionnaire historique de l'islam, collana Quadrige, PUF, 2004, p. 486, ISBN 978-2-13-054536-1.
  • (EN) Claude Cahen, Köse Dagh, in P. Bearman et al. (a cura di), Encyclopaedia of Islam, Brill, 2007.
  • (EN) Bayarsaikhan Dashdondog, The Mongols and the Armenians (1220–1335), Leida e Boston, Brill, 2011, ISBN 978-90-04-18635-4.

Altri progetti

Collegamenti esterni