Baia di Prydz
La baia di Prydz è un'ampia e profonda baia situata tra la costa di Lars Christensen e la costa di Ingrid Christensen, nella Terra della Principessa Elisabetta, in Antartide. La baia si trova all'estremità settentrionale del gigantesco sistema di drenaggio glaciale che si origina nell'entroterra dell'Antartide Orientale; a sud-ovest di essa si trova infatti la piattaforma glaciale Amery, una piattaforma di ghiaccio in cui fluisce, tra i tanti, anche il ghiacciaio Lambert, il ghiacciaio più grande del mondo, quando esce dal graben Lambert. Canale di PrydzDi fronte alla piattaforma Amery, nella parte occidentale della baia, il fondale della baia di Prydz mostra la tipica batimetria che si ritrova ai margini di tali piattaforme, con la presenza di un ampio bacino vicino alla costa della formazione, profondo in questo caso circa 700 metri e chiamato "depressione di Amery", i cui confini risalgono dolcemente verso il fondale marino circostante, profondo da 100 a 200 metri. Tale bacino non è altro che la parte terminale di quello che è stato battezzato "canale di Prydz", ossia una depressione profonda circa 500 metri all'incontro con la baia e larga circa 100 km la cui superficie è interamente occupata dalla piattaforma Amery.[1] StoriaAlcune parti della baia di Prydz furono avvistate nel gennaio e nel febbraio 1931 da parte di baleniere norvegesi e di alcuni membri della spedizione BANZARE. La baia fu poi esplorata nel 1935 dalla baleniera norvegese Thorshavn, comandata dal capitano Klarius Mikkelsen, e mappata piuttosto dettagliatamente grazie a fotografie aeree scattate durante la spedizione antartica comandata da Lars Christensen nel periodo 1936-37. Infine, la baia fu così battezzata in onore di Olaf Prydz, direttore generale della Hvalfangernes Assuranceforening di Sandefjord, in Norvegia.[3] Presso la baia di Prydz, e in particolare presso l'oasi antartica dei colli Larsemann, sono presenti diverse stazioni di ricerca come la russa Progress-2, la rumena Law-Racoviță, la cinese Zhongshan e l'indiana Bharati. Note
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