Associazione degli Acquarellisti romaniDa un'idea di Ettore Roesler Franz e da Nazzareno Cipriani la Associazione degli Acquarellisti romani iniziò ad operare nel 1875 e presentò nel 1876 la sua prima mostra collettiva. StoriaEttore Roesler Franz cercava di custodire, nell'area romantica dei suoi paesaggi all'acquarello, quanto più era possibile di antiche memorie romane che il piccone demolitore della Capitale ogni giorno distruggeva. Nazzareno Cipriani coglieva nei suoi acquerelli scene di genere, di costumi e di vita popolare, a Venezia e a Roma. Si incontrarono sull'identica lunghezza d'onda e nel 1875 ebbero l'idea di costituire un'associazione tra acquarellisti. Aderirono:
Erano tutti soci fondatori e si definirono: Decem in uno, come sarà poi scritto sul regolare statuto della Società, nel 1878. Roesler Franz assunse la presidenza. Si aggiunsero in un secondo tempo, come soci effettivi:
La prima mostra della Società degli Acquarellisti romani si tenne nel 1876 nella Galleria Dovizielli, in via del Babuino 136-137. L'iniziativa degli Acquerellisti non sfuggì al giornalismo più attento alle espressioni dell'arte e all'occhio di critici come Thomas Ashby[1] e Luigi Bellinzoni[2]. Nel 1887, per iniziativa di Filiberto Petiti, venne introdotta la categoria dei soci azionisti che contribuivano a sostenere finanziariamente l'iniziativa. Il numero dei soci arrivò a trenta: il massimo consentito dallo statuto. Roesler Franz ritrasse all'acquarello l'ambiente romano non ancora toccato, la vita che pullulava sulle rive del Tevere; poi si mosse verso la campagna romana, a ritrarre alberi chini su prati stagnanti, ulivi tiburtini, villa d'Este, le sorgenti delle Acque Albule. Come tanti pittori e acquarellisti, aveva con sé una macchina fotografica, i cui scatti rappresentano per noi un valido complemento documentario alla sua arte. Un gruppo di acquarellisti si inserì anche come protagonista in battaglie civili. Nello studio di Onorato Carlandi si trovarono un giorno, Ettore Ferrari, scultore ma anche raffinato acquarellista, lo stesso Carlandi, Roesler Franz, Joris e il sindaco di Tivoli, per stendere una richiesta ufficiale al Governo - a nome dell'Accademia di San Luca, del Circolo Artistico e della Società degli Ingegneri e Architetti - per porre un freno all'uso industriale delle Cascate di Tivoli.[3] Note
Bibliografia
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