Arrigo Protti
Arrigo Protti (Trieste, 24 gennaio 1898 – Mildab, 14 novembre 1936) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2]. BiografiaNacque a Trieste il 24 gennaio 1898, figlio di Giuseppe e Virginia Ferniani[2]. Irredentista, dopo l'inizio delle ostilità tra il Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico, il 24 maggio 1915, riuscì a sfuggire all'internamento decretatogli dalla polizia austriaca e si arruolò volontario nel Regio Esercito per combattere sul fronte italiano nelle file del 6º Reggimento bersaglieri.[1] Nel novembre 1916 fu nominato aspirante ufficiale di complemento, divenendo sottotenente nel gennaio 1917 e tenente nell’ottobre dello stesso anno.[1] Si distinse nelle operazioni belliche, tanto da venire decorato con una medaglia di bronzo e una croce di guerra al valor militare, ricevendo un encomio solenne da parte del generale comandante della 42ª Divisione.[1] Posto in congedo alla fine del 1920, venne richiamato in servizio attivo l'anno dopo, venendo assegnato nel gennaio 1923 in servizio permanente effettivo presso il 3º Reggimento bersaglieri.[1] Nell'agosto 1929 fu trasferito nel Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania, trascorrendo in colonia quasi sei anni in servizio presso il VI Battaglione libico, dove conseguì la promozione a capitano nel luglio 1932.[1] Al comando della 1ª Compagnia del III Battaglione libico, dopo l'inizio della guerra d'Etiopia partì per la Somalia italiana, imbarcandosi a Tobruk il 5 febbraio 1936.[1] Partecipò alle operazioni belliche e poi alle prime grandi operazioni di polizia coloniale.[1] Decorato con una medaglia d'argento al valor militare, rimase gravemente ferito in combattimento a Mildab il 9 novembre 1936.[1] Decedette il 14 dello stesso mese presso l'ospedale n. 2469 di Harrar a seguito delle ferite riportate e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alle memoria.[2] Onorificenze«Eccezionale figura di valoroso combattente, dava in ogni circostanza prove spiccate di solide virtù militari. Alla testa della sua compagnia, primo a muovere all'attacco si slanciava contro munitissime posizioni tenute saldamente dal nemico in forze superiori, reiterando gli attacchi con indomito coraggio e sprezzo della vita. Ferito mortalmente mentre irrompeva sulle difese avversarie, incurante di sé, continuava ad incitare i suoi ascari alla lotta. Chiudeva così, di fronte al nemico, una fulgida esistenza guerriera iniziata come volontario triestino nella grande guerra ed a Fiume. Magnifico esempio di eroismo e di abnegazione. Mildab, 9 novembre 1936.[3]»
— Regio Decreto 29 novembre 1937. «Al comando della sua compagnia attaccava il nemico in posizione fortificata e con indomito valore, dopo una giornata e una notte di accanita lotta snidava l'avversario asserragliato di caverna in caverna, dando magnifico esempio di valoroso comandante. Gianagobò, 16-17 aprile 1936.»
«In numerosi combattimenti, guidò brillantemente, con slancio e fede, il proprio reparto; nell'ardita impresa su Cima Tre Pezzi, alla quale partecipava volontariamente, riusciva a superare con slancio vari reticolati nemici ed a occupare la posizione, catturando prigionieri e una mitragliatrice. Cima Tre Pezzi (Val d'Assa), notte 21-24 settembre 1918-»
«A disposizione di un comando di reggimento, durante violento fuoco d'interdizione delle artiglierie nemiche, dimostrando zelo e coraggio encomiabile, si recò più volte per richiedere il tempestivo intervento dei rincalzi e per portare urgenti comunicazioni ai reparti impegnati, percorrendo zona intensamente battuta dal tiro avversario. Monte Sisemol (Asiago), 6 dicembre 1917.»
NoteAnnotazioni
FontiBibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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