Arie Luyendyk
Arie Luyendyk (Sommelsdijk, 21 settembre 1953) è un pilota automobilistico olandese. La grafia originale del suo cognome è Luijendijk, ma l'ha cambiata dopo essersi trasferito negli Stati Uniti. A lui è intitolata la curva 14 del circuito di Zandvoort, nei Paesi Bassi[1], ristrutturata nel 2020 e realizzata in forma parabolica con una inclinazione di 18 gradi[2]. CarrieraIniziò a correre nei Paesi Bassi nei primi anni settanta vincendo diversi titoli nazionali e nel 1977 fece suo il titolo europeo di Formula Super Vee, passando poi alla Formula 3. La mancata conquista di ulteriori titoli lo convinse a trasferirsi in Nordamerica, dove vinse il campionato SCCA Super Vee nel 1984, anno in cui debuttò nel campionato statunitense C.A.R.T. con una singola apparizione a Road America. A Indianapolis fece segnare anche tre pole position (1993, 1997 e 1999) oltre al record di velocità in qualifica nel 1996, quando si qualificò alla media di 236,986 miglia orarie sui canonici quattro giri consecutivi (con relativo record sul giro singolo a 237,498 mph - 382,216 km/h)[4] dopo che il suo precedente tentativo durante il Pole Day (che gli aveva valso il secondo posto provvisorio) era stato dichiarato non valido dai commissari, che avevano trovato la sua vettura sottopeso ma avevano ritenuto "non intenzionale" l'accaduto[5]. Vinse ancora l'edizione 1997 della corsa e si ritirò dalle competizioni alla fine della stagione 1999, diventando commentatore per il canale televisivo "ABC Sports", salvo poi partecipare ancora alla 500 miglia del 2001 e del 2002. Durante le prove libere della gara del 2003 le conseguenze di un incidente lo indussero a ritirarsi definitivamente. Nonostante questi risultati all'Indianapolis Motor Speedway, il suo migliore risultato in campionato fu il 6º posto conquistato nel 1991, quando conseguì anche due vittorie. A partire dal primo anno di permanenza negli USA partecipò anche alle grandi classiche statunitensi di durata, che facevano parte del campionato IMSA e riuscì a fare sue la 12 Ore di Sebring del 1989 a bordo di una Nissan GTP ZX-Turbo e la 24 Ore di Daytona del 1998 con una Ferrari 333 SP[6]. Risultati alla 500 miglia di Indianapolis
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