Antonio Andriolo
Antonio Andriolo (Bassano del Grappa, 6 agosto 1914 – El Alamein, 4 novembre 1942) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale. BiografiaNacque a Bassano del Grappa nel 1914.[1] Di professione operaio meccanico fu arruolato nel Regio Esercito per svolgere il servizio militare di leva nel febbraio 1935, assegnato all'arma di artiglieria, in forza al 3º Reggimento artiglieria celere della Divisione celere "Amedeo di Savoia Duca d'Aosta".[2] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia fu richiamato in servizio, in seguito alla mobilitazione generale, nel dicembre 1940, assegnato al 27º Reggimento artiglieria da campagna "Legnano".[2] Nell'agosto 1941, dietro sua domanda, fu trasferito alla specialità paracadutisti frequentando il corso a Tarquinia ed ottenendo il brevetto nel dicembre dello stesso anno.[2] Assegnato al 186º Reggimento della 185ª Divisione paracadutisti "Folgore", entrò in servizio nella compagnia comando del VII Battaglione, agli ordini del maggiore Carlo Marescotti Ruspoli di Poggio Suasa, con cui partì per l'Africa Settentrionale Italiana nel luglio 1942.[2] Divenuto comandante di una squadra mortai da 81 mm, cadde in combattimento il 4 novembre 1942 durante la seconda battaglia di El Alamein.[1] Per onorarne il coraggio gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] Onorificenze«Comandante di squadra mortai da 81 posta a guardia del varco di un campo minato, durante dura e violenta battaglia si prodigava per otto giorni nell’impiego tempestivo delle armi tenendo altissimo col suo esempio il morale dei suoi uomini contro gli accaniti e reiterati sforzi del nemico diretti ad impadronirsi del varco. Ferito, rifiutava ogni cura e rimaneva al suo posto . In fase di ripiegamento, al nemico che con altoparlanti invitava alla resa offrendo a quel pugno di uomini l’onore delle armi, rispondeva col fuoco del mortaio mettendo in fuga i mezzi esploranti che si avvicinavano alla postazione. Fatto segno alla intensa reazione di fuoco, incitava i compagni a resistere ed usciva dalla postazione allo scoperto per meglio dirigere il tiro. In questo supremo tentativo cadeva colpito da una granata. Ai compagni accorsi per soccorrerlo indicava nell’agonia gli elementi nemici contro cui dirigere il fuoco e spirava ordinando ancora: “Sparate”. Sublime esempio di dedizione al dovere, spinta oltre la vita. Quota 125 di Qaret el Himmeimat, Quota 146 di Rain Pool, 23 ottobre – 4 novembre 1942.[3]»
NoteAnnotazioni
FontiBibliografia
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