Come ha ricordato Benedetto Croce a proposito del linguaggio dei gesti, il volume più noto del canonico di Procida è rappresentato da La mimica degli antichi del 1832, in cui è stata per la prima volta studiata la gestualità dei napoletani, individuando una continuità dall'epoca antica ad oggi sul linguaggio del corpo, in particolare mostrando le similitudini tra il pari linguaggio degli antichi greci, ricavato grazie alle raffigurazioni presenti su vasi e reperti archeologici: questo tema, secondo alcuni studiosi, potrebbe fare di de Jorio il primo etnografo della mimica[2].
Tuttavia, proprio lui, autore di un volume, quale quello sopra ricordato, in cui vengono anche descritti i modi di «fare le corna»[3], sarebbe stato additato dal popolo napoletano come uno dei principali iettatori della città partenopea: è celebre in tal senso l'aneddoto, narrato da Alexandre Dumas padre in un capitolo del Corricolo, secondo il quale il «canonico Oiori» (che Croce intuì non essere altro che l'anagramma di De Jorio)[4], chiedendo lungamente a Ferdinando I di essere ricevuto, per presentargli una pubblicazione, riuscì infine ad ottenere udienza solo il giorno in cui il sovrano borbonico morì[5].
^Documenti sui manoscritti dell'eredità di Andrea de Jorio, appendice II a M. Pagano, I primi anni degli scavi di Ercolano, Pompei e Stabiae. Raccolta e studio di documenti e disegni inediti, Soprintendenza Archeologica di Pompei, L'Erma di Bretschneider, Roma 2005, p. 101
^B. Croce, Varietà di storia letteraria e civile, Laterza, Bari 1934, pp. 271-280; A. Kendon, Andrea De Jorio, the first ethnographer of gesture?, in «Visual Anthropology», 1995, n. 7, pp. 375-394.
^A. De Jorio, La Mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano, Stamp. del Fibreno, Napoli 1832, specie pp. 89-100
^Cfr., oltre B. Croce, op. cit., pp. 271-280, Idem, Note sul «Corricolo» di Alessandro Dumas, in Nuove pagine sparse, s. II, Ricciardi, Napoli 1949, pp. 242-246.