Amalie Dietrich nacque a Siebenlehn (oggi in comune di Großschirma), Sassonia, Confederazione germanica. Nel 1846, si sposò con Wilhelm August Salomo Dietrich, un medico. Pur senza una formazione istituzionalizzata imparò da lui tutto quello che riuscì sul collezionismo, e i due progettarono di iniziare una carriera come naturalisti. Tra il 1845 e il 1862 si guadagnarono da vivere in modo piuttosto precario collezionando campioni naturalistici sulla catena alpina da vendere a farmacisti, per la produzione di medicinali, e ai curatori di musei di storia naturale.[1] Alcuni dei delicati esemplari di fiori alpini che Amalie raccolse e preparò in quel periodo possono essere visti al Naturhistorisches Museum di Friburgo.[1]
Australia
Dietrich visse per dieci anni (dal 1863 al 1872) nel Queensland, in Australia, dove raccolse una grande varietà di specie oltre che numerosi oggetti creati dagli indigeni australiani. Viene considerata la prima persona europea a trovare e collezionare un esemplare di taipan dell'interno (Oxyuranus microlepidotus)[2], il serpente più velenoso al mondo.
Dietrich, assieme ad altri studiosi come Moritz Richard Schomburgk, Ferdinand von Mueller, Georg von Neumayer o Richard Semon, è compresa tra alcuni influenti residenti di lingua tedesca che portarono in Australia la propria "tradizione epistemica". Non solo infatti fu "profondamente coinvolta nel progetto coloniale in atto in Australia", ma fu anche attivamente impregnata a "immaginare, conoscere e plasmare l'Australia coloniale" (Barrett, et al., 2018, p.2).[3]
Ritorno in Europa
Nel 1873 Amalie Dietrich tornò in Germania sulla nave Susanne Godeffroy. Trovò inizialmente alloggio presso la famiglia del naturalista e uomo d'affari Johann Cesar Godeffroy, dove si occupò e gestì le sue collezioni. Nel 1879 trovò un posto come curatrice al Museo Botanico di Amburgo. Morì nel 1891, a quasi 70 anni, affidata alle cure della figlia Charitas Bischoff, che ne scrisse la biografia (Amalie Dietrich - Ein Leben).
Controversie
Mentre si trovava nel Queensland, Dietrich "ricercava attivamente scheletri recenti di Aborigeni per i propri clienti europei”.[4] Per quanto questo aspetto della sua attività sia stato probabilmente molto esagerato da una sorta di leggenda locale che la dipinse come l'"Angelo della Morte Nera", viene accettato che Dietrich abbia inviato ad Amburgo i resti di parecchi indigeni australiani. Il suo contributo al colonialismo - riguardante sia gli aspetti antropologici che quelli botanici – è oggetto di un recente dibattito accademico.[5]
Specie
A Dietrich si devono i tipi nomenclaturali di molte specie, e in parecchi casi l'autore le rese omaggio dedicandole l'epiteto specifico (dietrichiae, dietrichiana, amaliae, etc.). Tra le specie delle quali raccolse il tipo nomenclaturale si possono ricordare:
Le attuali denominazioni specifiche e i sinonimi sopra riportati sono basati sull'Australian Plant Name Index e sul Plants of the World online[9]. Dove non sono state presentate alternative è perché il nome specifico è accettato da entrambe queste istituzioni.
Nel suo villaggio natale, Siebenlehn, è ricordata da un monumento.
Nel 1933 la scrittrice e poetessa Elisabeth Langgässer le dedicò il radiodramma dal titolo Frauen als Wegbereiter: Amalie Dietrich (Le donne come pioniere: malie Dietrich).
Nel 1993, lo scrittore Ray Sumner pubblicò una documentata biografia di Dietrich dal titolo A Woman in the Wilderness, The Story of Amalie Dietrich in Australia (NSW University Press (ISBN 0-86840-197-8)).
Note
^ab(EN) Amalie Dietrich 1821-1891, Studies in International Cultural relations, numero 29, Institut für Auslandsbeziehungen, Stuttgart, Bundesrepublik Deutschland, 1988, p.13
^Un altro geologo ed esploratore di lingua tedesca, Julius von Haast, fu nominato nel 1867 il primo curatore/direttore del Canterbury Museum di Christchurch, in Nuova Zelanda.
^(EN) Philip Clarke, Aboriginal Plant Collectors: Botanists and Australian Aboriginal People in the Nineteenth Century, Kenthurst, Rosenberg Publishing, 2008, p. 144.
(EN) Stefanie Affeldt, Wulf D. Hund: From ‘Plant Hunter’ to ‘Tomb Raider’. The Changing Image of Amalie Dietrich. In: Australian Studies Journal | Zeitschrift für Australienstudien, 33-34, 2019-2020, pp. 89–124, open-access
(DE) Dietrich, Lodewyckx, & Lodewyckx, A. (1943). Australische Briefe / von Amalie Dietrich ; with a biographical sketch, exercises and a vocabulary, edited by Augustin Lodewyckx. Melbourne: Melbourne University Press in association with Oxford University Press.
(DE) Bischoff, C. (1914). " Amalie Dietrich, ein Leben von Charitas Bischoff. (Grote'sche Sammlung von Werken zeitgenössischer Schriftsteller; Bd. 97). Berlin: Grote.
(EN) Lüttge, U., & Institut für Auslandsbeziehungen. (1988). " Amalie Dietrich (1821-1891) German biologist in Australia, homage to Australia's Bicentenary, 1988 / edited by Ulrich Lüttge. (Studies in international cultural relations ; v. 29). Stuttgart: Institut für Auslandsbeziehungen.