Alvaro, ultimo discendente degli Alvari, prende il comando della sua nave corsara. A bordo, travestita da mozzo, c'è Esmeralda, la quale si propone di vendicare il proprio padre, derubato dal padre di Alvaro. Sulla nave ha luogo un ammutinamento e Alvaro viene derubato di una pergamena, nella quale è indicato il nascondiglio di un tesoro: egli viene poi abbandonato in una fragile barchetta. Ma l'indicazione contenuta nella pergamena non è sufficiente: si tratta infatti della metà di un prezioso documento. Isabella, promessa sposa di Alvaro, possiede l'altra metà. I corsari mandano Esmeralda al collegio d'Isabella, dove è giunto, dopo mille peripezie, anche Alvaro.
Esmeralda avverte i corsari e Alvaro viene catturato e rinchiuso in una cantina: se entro un termine stabilito il mozzo Battista non riconsegna la pergamena rubata ad Isabella, Alvaro verrà ucciso. Intanto nella cantina, dov'è Alvaro, sono rinchiusi anche i pirati e Battista. Mentre sta per scadere il termine fissato, i pirati rivelano che Isabella è la sorella d'Alvaro: uno dei pirati confessa di essere stato lui a derubare il padre d'Esmeralda. A questo punto Battista si toglie la parrucca ed appare Esmeralda. Scoppia con gran fragore una bomba: tutti rimangono illesi e tra le macerie si trova il tesoro. Riconciliazione generale: dopo tante disavventure Alvaro ha trovato un tesoro, una sorella e una moglie.
«[...] Rascel, nella veste di Alvaro figlio di Alvaro, vi ripete i moduli della sua vezzosa buffoneria; e certo da lui il film, che non sempre osserva le leggi del buon gusto, deriva i tratti migliori, qualche occasione di sorriso. Ma è altrettanto certo che film come questi non hanno altra giustificazione che commerciale, e altro fine che estendere a un pubblico più vasto che quello teatrale, un più o meno fortunato spettacolo di rivista. Pertanto l'ufficio del critico non ci ha che fare; e soltanto osserveremo che dall'interprete del «Cappotto» e di altri bene intenzionati film, il cinema italiano s'attende ormai ben altro che questi masticaticci di repertorio. Modesta la cornice (ciò che è sfarzo in palcoscenico diviene spesso penuria sullo schermo) e alquanto dilettantesca la cooperazione degli altri interpreti [...]»